Il peruviano Pedro e la carta d’identità di Totò

di Davide Desario
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Martedì 15 Agosto 2017, 00:10
Roma IX Municipio, anagrafe: prenot. max 17:00 ma alle 13:00 totem già era chiuso. Un certificato, mission impossible. È l’Italia che va...
@best1950

Totò? «No lo conozco este Totò. Non hablo italiano». Scuote la testa l’uomo davanti allo sportello dell’anagrafe centrale in via Luigi Petroselli. E’ un peruviano sulla trentina, si chiama Juan Pedro e almeno tre cognomi impronunciabili. Indossa un paio di bermuda rossi, una canottiera nera dalla quale spuntano due braccia robuste e tatuate. E’ lì, e non si dà pace.
Ha fatto tutte le pratiche per avere la carta d’identità elettronica, ma adesso che l’ha ritirata ha scoperto che sulla tessera (tipo bancomat che in un chip ha tutti i dati comprese le impronte digitali) sotto la sua fotografia c’è solo una parte dei suoi dati: il resto del cognome è stato tagliato per ragioni di spazio. 
Il motivo? «Purtroppo non c’entra tutto - spiega garbatamente uno degli impiegati comunale dell’anagrafe - Ma è un problema solo sul frontespizio del documento. Nel chip i dati sono completi, ci sono tutti». E aggiunge: «Pensi che all’inizio c’entravano solo 21 caratteri. Era un casino pure per gli italiani. Poi al ministero sono riusciti a portarli a 30. Adesso è un problema che riguarda solo i filippini, i peruviani e i nobili con il doppio cognome. ‘Sta carta d’identità elettronica mette sullo stesso piano conti, baroni e immigrati. Mi pare la Livella di Totò». E Juan Pedro ricomincia: «Totò? Totò? Chi è este Totò?».

davide.desario@ilmessaggero.it
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