Le fughe notturne della figlia. «Ma non eri a letto a dormire?»

Le fughe notturne della figlia. «Ma non eri a letto a dormire?»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 8 Agosto 2018, 00:00
Quel sonno leggero che solo le mamme conoscono, non si chiama dormire, piuttosto un riposo semi cosciente, nell’attesa di sentire il rumore delle chiavi nella toppa della serratura, la porta che cigola, la figlia che rientra. Sono le 2,30 di notte, tutti a casa e tutto va bene. Finalmente si può crollare nel sonno profondo. Poteva andare a lungo avanti così se una volta Mara verso le 5 del mattino non avesse avuto sete e fosse andata in cucina.

Il tempo di versarsi l’acqua, solo silenzio intorno, di nuovo sente le chiavi nella toppa, la porta che cigola, il cuore si ferma. E’ un ladro, un serial killer, nel panico inforca un coltello e si prepara a fronteggiare l’estraneo. Carramba: è di nuovo la figlia, che da un po’, scoprirà, ha preso l’abitudine di rientrare e poi riuscire poco prima dell’alba, un paio d’ore per incontrarsi con quel ragazzo nuovo «sai abbiamo comitive diverse, lui prima lavora...», le scarne spiegazioni, pure seccata. Si scoprirà che il fratello sapeva e dormiva sereno, come lei del resto.

Affacciarsi ogni tanto in camera, come quando da piccoli avevano la febbre vuol dire non chiudere occhio. Forse meglio non sapere, nel caso con l’aiuto di due goccine che attutiscano rumori di chiavi, lavaggi di denti e tutto l’andirivieni di chi è già pronto per nuove avventure.
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