Sguardo perso e telefonate fiume:
il figlio innamorato è un trauma

Sguardo perso e telefonate fiume: il figlio innamorato è un trauma
di Raffaella Troili
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 00:31
Capita così, da un giorno all’altro, niente avvisaglie. Poi ecco lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso in mezzo alla gente, chi non ci è passato. Le domande strane, lucide, secche di prima mattina, quando di solito chiedeva baci ancora assonnato: «Sai dov’è via Pannonia 48?». Segnali di un punto di non ritorno, che a breve monteranno come un’onda e lasceranno mamma ad assistere timidamente alle evoluzioni di un figlio innamorato. Ecco le uscite, ma non con Michele e Riccardo, niente palla e soldi per il gelato, ma con una signorina di cui volutamente si tiene tutto avvolto nel mistero. Meno si chiede più si sa, è sempre stato così ma a stare dall’altra parte fa impressione. Poi la notte, che choc. Non è la radio del vicino anziano, no non parla nel sonno, niente di tenero eppure lo faceva fino a ieri, me lo ricordo, che nessuno prenda per pazze le mamme che hanno ascoltato nel buio tanti discorsi improbabili cercando di decifrarne significati. Anche qui, è tutto molto lucido e realistico: è l’una di notte e lui sta in videochiamata con la sua bella, mamma batte in ritirata per non imbarazzarlo. Il colpo di grazia arriva per caso: «Sono andato al Parco Scipioni, dove mi portavi da piccolo». Un sorriso resta a metà. Tocca alzare bandiera bianca, con dignità e distacco.

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