Quegli strani gusti dei figli e l’incapacità di dirgli “no”

Quegli strani gusti dei figli e l’incapacità di dirgli “no”
di Raffaella Troili
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 00:15
La commessa sorride con gli occhi dietro la mascherina. Davanti all’ennesima mamma che segue i figli in negozi costosi e alla moda attratti da marchi per lei sconosciuti o inavvicinabili. A volte scattano sguardi d’intesa, «no, non c’è il numero...», che vanno contro gli interessi del noto store nel cuore di Roma. Una moda a volte incomprensibile per gli adulti, veicolata da alcuni trapper, quelli che parlano di come han fatto i soldi. Difficile stare dietro alle richieste, difficile spesso anche capire cosa ci sia di bello in quelle scarpe a righe fosforescenti o nella maglia a chiazze scolorite, nella tuta che ricorda divise da lavoro e che va comprata anche se è rimasta la taglia XXL o nella cinta che sembra la cinghia della tapparella. Non è facile dire di no. E far capire che c’è del buono anche nello sfoggiare un abbigliamento sobrio pure anonimo, no logo, ripetendo la formula “tanto se uno è bello”. Ragazzini troppo piccoli si affacciano nelle maison chic del centro, le commesse sanno bene cosa cercano e spesso è terminato. Prezzi improponibili, marchi da adulti. È una moda “carica”, esaltazione del lusso. Aivoglia a dire «mamma se ne compra almeno 4 di scarpe con quella cifra». La risposta spiazza ma è in linea con i personaggi: «Ma io da grande ti compro tutta la catena. E la chiamo con il mio nome».
raffaella.troili@ilmessaggero.it
 
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