L’estate romana non si tocca, l’opposizione dei Matia Bazar

L’estate romana non si tocca, l’opposizione dei Matia Bazar
di Simone Canettieri
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Domenica 21 Giugno 2020, 00:05
Le parole, si sa, sono importanti. E, forse, fanno bene le opposizioni - dalla Lega al Pd - a difendere il brand “Estate romana”, soppiantato dopo 43 anni di nicoliniana memoria dalla trovata linguistica “Romarama”, il maxi-palinsesto degli eventi culturali della Capitale che da luglio si estenderà fino a dicembre. Per i dem è un «oltraggio», per i leghisti sembra «il nome di un nuovo ristorante di sushi».

Di sicuro è una svolta storico-linguistica importante per una città che tornò a vivere dopo la guerra grazie a “Vacanze romane” (eccoli Gregory Peck e Audrey Hepburn in vespa che scorrazzano sui sampietrini eterni). 

Ma chi governa decide. E così la sindaca Virginia Raggi e il vice, con delega alla Cultura, Luca Bergamo hanno deciso di dare questa scossa alla Capitale post-Covid-19. Ma forse la risposta più efficace a cotanta rivoluzione lessicale si può trovare nell’immortale canzone dei Matia Bazar: Poi, dolce vita che te ne vai/Sul Lungotevere in festa/ Concerto di viole e mondanità/ Profumo tuo di vacanze romane/Roma bella, tu, le muse tue/Asfalto lucido, “Arrivederci Roma”/Monetina e voilà/C’è chi torna e chi va/La tua parte la fai, ma non sai che pena mi dai. Cantatela un po’, e ora pensate a Romarama. 
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