Viaggio nella Roma sospesa che aspetta la caduta dell'asteroide

Viaggio nella Roma sospesa che aspetta la caduta dell'asteroide
di Pietro Piovani
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Lunedì 2 Marzo 2020, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 12:39
«Vai piano che c'è il coronavirus» si raccomanda una mamma, parlando al telefono con la figlia che si mette al volante, ed è seria, non ha alcuna voglia di scherzare. Questi sono giorni che non dimenticheremo mai, giorni sospesi, Roma in attesa dell'asteroide che potrebbe cadere sulla testa di migliaia di persone scegliendole a caso, tu sì, tu no. Si cerca di fare finta di niente. La mascherina no, meglio evitare le prese in giro degli amici; la sciarpetta davanti alla bocca invece sì, anche se è l'inverno più caldo di sempre, non serve a niente ma dà un senso di protezione. Si respira un'aria di apocalisse, a Monteverde musulmani e cristiani si incontrano per pregare insieme contro il virus. Un filo di tensione scorre sotterraneo e ogni tanto dà una scarica: alla fermata dell'autobus qualcuno starnutisce un «ecciù!» e alle sue spalle una voce lancia uno spontaneo «eccheccaz!». C'è chi vuole per forza cogliere gli aspetti positivi: l'Atac che finalmente pulisce i treni e gli autobus («sanificazione straordinaria»), i mezzi meno affollati del solito. Gaia racconta: «In metro mi cola il naso. Come faccio?», non osa soffiarselo per paura di ricevere minacce e ritorsioni. Sono i giorni dell'amuchina venduta nei distributori di merendine, tra i wafer e i biscotti al cacao. Nelle scuole i genitori, oltre alla consueta carta igienica, portano disinfettanti: in un'elementare del centro una mamma offre un grosso flacone. «Mettetelo nei bagni, è buono, lo usa mio marito al lavoro». «Suo marito lavora in ospedale?» chiede la maestra. «No, in un'agenzia di pompe funebri».

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