Il concerto è ancora più bello se abbassate il volume

Il concerto è ancora più bello se abbassate il volume
di Pietro Piovani
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Giovedì 21 Luglio 2016, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:44
Grande concerto grande metal grande musica. Ora sono sordo.
@specchionero



L’altra sera a Roma, rinfrescati da un piacevole venticello, abbiamo assistito a un concerto. Non importa quale, ma un gran bel concerto: i musicisti erano bravi, il cantante strepitoso, le canzoni splendide. Noi del pubblico le canzoni le sapevamo già, ma non è stato facile accorgercene: le abbiamo riconosciute in quei brevi istanti in cui, nel fragore che fuoriusciva dall’impianto di amplificazione, abbiamo individuato qualche accordo di chitarra, qualche frammento di melodia, qualche frase del testo. Perché in realtà per circa due ore non abbiamo ascoltato una vera e propria musica, ma una potente vibrazione capace di spostarci tutti gli organi interni a ritmo regolare. La sensazione è stata quella di chi, seduto a una tavola apparecchiata con piatti prelibati, venisse costretto a ingurgitarli in bocconi molto più grandi della sua bocca e della sua gola. Una massa sonora troppo ingombrante per le orecchie umane. 

È una tortura che tante volte ci è capitato di subire nelle sale da concerto, negli stadi o ai piedi dei mille palcoscenici allestiti in questa città piena di musica. Nel mondo del rock si parla da anni della “loudness war”, la guerra del volume: le case discografiche fanno a gara a registrare a livelli sempre più alti, pensando che per battere la concorrenza ci voglia un suono sempre più forte. La convinzione che “forte” equivalga a “bello” è ancora più radicata tra gli artisti che si esibiscono dal vivo e tra i loro fonici. E anche tra gli spettatori, tanto è vero che al concerto dell’altra sera il pubblico non sembrava affatto disturbato dall’audio, anzi, tra un fracasso e l’altro approfittava delle pause per applaudire e urlare di gioia. I nostri timpani storditi non sentivano bene che cosa gli altri urlassero, ma dalle facce si capiva che erano tutti molto soddisfatti. E vissero felici e ipoudenti.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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