Lo yogurt arriva in bicicletta, con simpatia

di Maria Lombardi
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Venerdì 15 Maggio 2015, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 00:37
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@ZeroViolenza

Barikamà in bambara, la lingua del Mali, vuol dire «resistente». Con lo yogurt non c’entra nulla. Ma quello è il senso del cammino di Suleman e dei suoi quattro amici africani, dal deserto al mare fino a Roma e all’ultima scommessa: Barikamà, una startup di prodotti biologici. Suleman, Aboubakar, Cheikh, Sidiki, Modibo lavorano il latte con le mani nel caseificio a 35 chilometri da Roma, come si fa in Africa, aggiungono i fermenti ma niente conservanti o additivi, riutilizzano barattoli di vetro e consegnano i vasetti di yogurt in tutta la città con la bicicletta. Hanno cominciato con 30 euro, il prestito di un’amica italiana, Ilaria.

Resistente, «barikamà». Suleman Diara, 30 anni, ha resistito al mare, una barca di pescatori l’ha salvato quando pensava alla fine e l’ha portato a Siracusa, era il 2008. Cinque mesi in un centro di accoglienza, 50 centesimi ogni cassa di arance a Rosarno, 20 notti alla stazione Termini. Solo i soldi non contava, troppo pochi. Serviva un’altra scommessa. «Con gli altri abbiamo deciso di unire le nostre forze in una cooperativa sociale». All’inizio trattavano 15 litri di latte a settimana, ora sono arrivati a 200, i loro prodotti si possono trovare nei mercati di Roma e dei Castelli oppure vengono consegnati dai cinque amici con la bici. Due ragazzi autistici italiani si occupano del sito e della promozione del marchio. Barikamà il 27 maggio riceverà in Campidoglio il «Premio Simpatia». La resistenza li ha portati fin lì.

maria.lombardi@ilmessaggero.it