Così sono sparite (o quasi) le suonerie

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 22 Maggio 2015, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 14:31
Mamma ha Thinking Out Loud

come suoneria e quando qualcuno

la chiama ci mettiamo

a cantare come sceme




@zlacmilan



Non ci sono più le suonerie di una volta. Ormai abbiamo tristemente silenziato gli smartphone, a volte facciamo a meno anche della vibrazione, ci accontentiamo del display che si illumina, dei colori dei led che ci avvertono. E al limite richiamiamo noi. C’erano tempi in cui seriosi avvocati apparivano inappuntabili fino a quando non partiva dal cellulare ”Grazie Roma”. C’erano tempi in cui buttavamo soldi per acquistare la nuova suoneria. C’era il telefonino del politico di destra che rilanciava ardito ”Faccetta nera”, poi i tempi mutarono, e la cambiò con ”La camisa negra”, ma il senso era sempre quello.



Certo, ci sono ancora gli irriducibili (gli stessi che magari tengono la tastiera con i suoni e quando digitano fanno più chiasso di un jet al decollo): su un treno o in ufficio capita ancora che il silenzio venga rovinato da un’improvviso cha-cha-cha. L’altro giorno al ministro Galletti, durante un intervento pubblico, è partita la suoneria di ”Quarantaquattro gatti”. Capita.



Al cinema succede ancora che la scena madre sia accompagnata dalla musichetta di un telefonino (solitamente è l’indimenticata melodia dei vecchi Nokia, il proprietario è uno di quei tipi che schifano gli smartphone ma talmente snob da non avere mai scoperto che nel suo vintage N73 c’è perfino la vibrazione). E poi ci sono gli anziani: un tempo si infuriavano per i cellulari rumorosi, ora si fanno scaricare le musichette dai figli e quando li chiami rispondono solo al decimo squillo perché vogliono godersi la canzone scelta come suoneria.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

twitter: @mauroev