Che stress, la scelta della scuola giusta

di Raffaella Troili
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Mercoledì 28 Gennaio 2015, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 00:18
Quando feci l'open-day la scuola sembrava bellissima, grande e con i laboratori. Sì, sembrava

@xxsuorzaynxx
E’ vicina, ci andrai da solo (forse). E’ lontana, ti accompagnerò (sempre). E’ pubblica, dunque povera, però i prof sono più bravi; però demotivati. E’ paritaria, i docenti sono giovani, chissà, sfruttati dicono. E’ musicale, è digitale, è tradizionale, è un casermone, è un convento. Ci sono gli amici, ci sono i bulli; ci sono i preti, no le baby squillo; devi attraversare la strada, ci puoi andare in pigiama. Ti darò il telefonino, anzi no, che sennò ti distrai.



Hanno rubato i computer, ancora si suona il flauto, certo invece lì parlano con la Cristoforetti... E io, ti butto nel mare? O ti lascio sotto la campana? Ma dov’è la campana, poi davvero? In questi giorni molti genitori sono chiamati a iscrivere i figli a scuola. Sballottati da un open day all’altro, masse di adulti si riversano in scuole aperte di domenica, scrutano, osservano, rimangono confusi e pieni di dubbi. Sentono la responsabilità di una scelta che ricadrà su altri, chiedono informazioni pure al postino, si macerano: gira voce che la scuola media in Italia è fessa. Epperò subdola perché quando arrivi alle superiori i giochi sono fatti: o sai studiare, sei preparato o è un guaio, sei segnato. Dicerie spaventose.

Come quella secondo cui stai per entrare nella fase del dodicenne pericolosamente stupido. La preadolescenza è già in agguato, i segnali di regressione invitano piuttosto a un altro ciclo di elementari. Invece tu vuoi camminare da solo, ti vergogni, sbuffi, ti allontani, ti porto dallo stregone se continua così. Tu forse sei pronto, ma io no, per niente, davvero, per tornare alle medie.

raffaella.troili@ilmessaggero.it