Tutte le scale (e gli scalini) portano a Roma

di Davide Desario
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Martedì 9 Giugno 2015, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 01:15
Arrivi su in alto

salendo tantissimi scalini

sperando di riprendere fiato!

Invece no #Roma dall'alto fa il resto



@a_ultimo




Quanti scalini ci sono e ci saranno nella vostra Roma? Quelli prima di entrare a scuola, sempre con un pizzico di paura per l’interrogazione o con il sorriso dopo l’ultima campanella. Quelli della parrocchia sotto casa dove i ragazzi suonavano la chitarra e la domenica c’era sempre qualcuno a fare l’elemosina. Quelli del Tempio Maggiore, al Ghetto, dove tutte le coppie di ebrei romani sono state fotografate dopo il matrimonio. I tre scalini di via della Lungara che in tanti hanno salito e tanti saliranno, per entrare a Regina Coeli. E ci sono i 551 gradini che ti tolgono il fiato per arrivare in cima al Cupolone dove poi ci pensa il panorama a darti il colpo di grazia. Gli scalini, violentati da molti turisti e dall’invasione degli ambulanti, che uniscono piazza di Spagna a Trinità dei Monti. Quelli ripidissimi dell’Ara Coeli e quelli grandi del Campidoglio per arrivare ai piedi di Marco Aurelio.

Ci sono gli scalini di quei due amici davanti a una farmacia di Prati dove si dividono un gelato. Quelli di un portone alle spalle del Teatro Marcello che sembrano non avere tempo e se ti ci siedi pensi che da un momento all’altro possa passare l’imperatore Augusto. Ci sono i gradini di un campetto di calcio in periferia sui quali ti abbandoni dopo una sconfitta e quelli fuori dall’Università dove gioisci per un esame superato per un soffio. Quelli traballanti dell’autobus che le anziane scendono di spalle come se stessero in barca. E poi ci sono i gradini delle anime gemelle che ogni volta che si siedono rinnovano il loro amore.