Felicità è ascoltare le parole di Shakespeare

di Pietro Piovani
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Giovedì 20 Agosto 2015, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 15:15
Roma, un teatro dal soffitto stellato, Shakespeare, l'amore della mia vita accanto a me. Questa è vita. #globetheatreroma

@GiuliaMannelli








Il luogo è irreale già di suo: quell’edificio in legno identico a un teatro londinese del Cinquecento, piazzato in mezzo ai pini e alle palme di Villa Borghese, sembra atterrato dal cielo come un'astronave marziana. Ecco, in questo ambiente improbabile accade una cosa veramente assurda, che si fa fatica a credere: una compagnia di attori e artisti mette in scena uno Shakespeare ambientato – pensate la stravaganza! – nella stessa epoca in cui l'aveva previsto l'autore, e recitato in modo che la storia, le battute e i personaggi possano essere compresi persino da uno spettatore normale, intendendo per spettatore normale una persona che magari prima di venire a teatro non ha avuto il tempo di studiarsi il testo in lingua originale nell'edizione Arden. E dunque accade che centinaia di persone, in maggioranza ragazzi, ogni sera si divertono un sacco, ridono, battono le mani, qualcuno alla fine si mette pure a ballare insieme agli attori, e poi tutti se ne vanno contenti, senza neanche essersi accorti di avere passato tre ore al caldo seduti nel migliore dei casi su panche piuttosto scomode, nel peggiore per terra. Il miracolo avviene tutte le estati, tutte le sere, e il lettore incredulo se vuole può verificarlo di persona anche oggi andando a vedere “Molto rumore per nulla”, il titolo in cartellone fino alla fine del mese.

Il successo del Globe Theatre ci dice che gli spettatori normali hanno un’enorme voglia di incontrare personalmente un signore inglese vissuto quattro secoli fa. Per questo sono felici di entrare nel teatro in cui lui lavorava, o quantomeno in uno che ci somiglia. E sono felici di ascoltare le parole che lui ci ha lasciato, o quantomeno qualcosa che ci somiglia.



pietro.piovani@ilmessaggero.it