Come raccontare «Roma controvento»

di Mario Ajello
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Domenica 22 Marzo 2015, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 00:09
"Oggi @fulvioabbate ha capito come funziona Twitter!".



@Terra2itter






Più che altro, Fulvio Abbate ha capito e non da oggi come funziona la sua città d'adozione. «Roma vista controvento», il suo ultimo libro, è uno zibaldone infinito di spunti, di curiosità, di arguzie, di pillole intelligenti. E c'è un capitoletto, tra i tantissimi, che colpisce particolarmente e che parla dei parlamentari che vagano nei Palazzi romani e sciamano in mezzo alle vie intorno a Montecitorio. Abbate vede molti di loro come li seppe dipingere quel sommo artista che fu Mario Sironi: «Torvi e tozzi, come oscuri idoli etruschi dai nasi pronunciati nel sottosuolo terroso dell'intrigo». Oppure sono come «I due deputati» del film con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Un po' alla Razzi, ecco. Un po' familisti e un po' comici. E l'occhio artistico di Abbate funziona meglio, per descrivere questa specie animale che Charles Dickens - parlando in un suo libro dei politici e dei burocrati - chiamava «i molluschi», rispetto allo sguardo dei cronisti politici troppo abituato a tali visioni e troppo smaliziato per stupirsi ancora di alcunché. Il controvento aiuta a guardare meglio e a fissare un'immagine come questa. «Beppe Grillo - scrive Abbate a proposito del look dei pentastelluti - ha portato a Roma una pattuglia di deputati e senatori inizialmente in bermuda e polo abbottonata fino al collo da diportisti appassionati di teorie del complotto: scie chimiche che hanno poi assunto l'aspetto degli agenti immobiliari delle istituzioni».