La mostra nel museo senza aria condizionata che ti rimborsa se non ce la fai

di Pietro Piovani
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Giovedì 11 Settembre 2014, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 00:19
dice che co sto caldo mejo ann al #museo

che c' l'aria condizionata.....maddech!!


@RomaFuoripista







È molto gentile il ragazzo che al Vittoriano vende i biglietti per la mostra sull’Istituto Luce. «Ho il dovere di avvisarvi – dice ai visitatori che si avvicinano alla cassa – che purtroppo l’aria condizionata si è rotta e quindi potreste soffrire un po’ di caldo. Facciamo così: voi entrate, se poi vi rendete conto che non ce la fate, tornate qui e vi rimborsiamo il biglietto». Il visitatore paga i 6 euro dell’ingresso, e già comincia a sentire il calore addosso.



Entra, cammina per i corridoi del palazzo, osserva i video in bianco e nero dei cinegiornali, ma non riesce a restare attento. È concentrato solo sulla temperatura dell’aria, e su quella goccia di sudore che ha l'impressione di sentir scendere sotto la camicia. «Ce la faccio, ce la faccio...» pensa tra sé. Intorno è tutto uno sventolio di giornali e volantini, gente che si lamenta, gente che sbuffa. L’aria comincia a farsi pesante. Da una stanza all’altra rimbalzano musiche e voci, i muggiti stentorei di Mussolini, le canzonette fasciste, gli speaker vecchio stile della Settimana Incom, un caos di suoni mescolati e slegati dalle immagini proiettate sugli schermi. L’effetto è ipnotico. Il visitatore resiste: «Ce la faccio...». Ma intanto avverte una certa debolezza di ginocchia. La vista si appanna. Su una parete nota uno strano cartone animato ambientato nella Londra della seconda Guerra mondiale con un grassone inglese chiamato Dottor Churkill che muore sotto i bombardamenti. Comincia a sospettare di essere in preda alle allucinazioni.



Si arrende un quarto d’ora dopo, rinunciando a visitare il piano superiore con la sezione dedicata al cinema e ai divi di Cinecittà. All’uscita trova una signora che brontola, delusa dalla mostra: «Io i soldi me li faccio rimborsare per quello che ho visto, non per il caldo». A lui invece l’esposizione non è dispiaciuta. Il giorno dopo è tornato a rivederla, con l’aria condizionata funzionante, e stavolta ce l’ha fatta.

pietro.piovani@ilmessaggero.it