Cappuccino dopo la pizza, il turista è tra noi

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 21 Marzo 2014, 21:57 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 07:39
Sono sbarcato in un pianeta

di nome Roma invasa

da strane creature

chiamate turisti




@Frankieriili



Sono tra noi. Si mettono in fila dietro bandierine e indossano sandali, calzini e bermuda a quadri. Si fermano ai negozi di souvenir, abbagliati da grembiuli o boxer che riproducono i gioielli del David di Michelangelo e li comprano (sì, fatevene una ragione, c’è qualcuno che li compra). Al ristorante, dopo la pizza, ordinano il cappuccino e la cameriera risponde con un sospiro ma li accontenta. Per strada si fermano a fare le foto vicino ai pupazzoni che riproducono Pinocchio, a insegne giganti a forma di coni gelato (che andrebbero rimossi in centro storico, altro che fotografati). Li vedi mettersi in posa e scattare il selfie vicino a una Ferrari o a una vecchia 500 e tu all’inizio non capisci che ci sia di così straordinario da rilanciare su Instagram o Facebook. Sì, sono loro gli sciami di turisti, spagnoli o russi, tedeschi o americani, giapponesi ma anche indiani e cinesi. Tu li guardi, un po’ ci ridi su, un po’ li compatisci. Poi ti fermi a riflettere e arrossisci: pensi a quando in vacanza in Giappone ti sei fatto fotografare con improbabili signorine vestite da geisha, quando a New York e Miami hai fatto razzia di tazze di Starbucks perché sembrava così originale collezionarle, quando a Bangkok insieme al tom yum volevi pure due fette di pane, o quando all’Avana ti sei fatto abbindolare comprando i soliti Montecristo fake dal solito tipo che aveva un amico che lavora nella fabbrica di sigari, o quando dal Messico hai inondato i social network di foto in mezzo ai mariachi. Chi è senza peccato, scagli la prima maglietta comprata in viaggio e mai usata.



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