Roma, il mancato palazzo (con piazza) del Duce ai Fori Imperiali

Roma, il mancato palazzo (con piazza) del Duce ai Fori Imperiali
di Fabio Isman
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Domenica 8 Aprile 2018, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 15:57

Per fortuna, ci sono progetti che non hanno il tempo per nascere. Da quello di Domenico Fontana per Sisto V Peretti di rendere abitabile il Colosseo trasformandolo in 36 miniappartamenti con saloncino e due stanze, e mettendo le mani sul simulacro della Roma pagana («se il Pontefice fosse campato un anno in più» ce l'avrebbe fatta, scrive Fontana: «Lavoravo con 70 carrette di cavalli e 100 uomini»), fino al Palazzo Littorio, che Mussolini fece progettare, con la propria sede, sulla nuova via dell'Impero, ora Fori Imperiali, in vista sempre del Colosseo. Il primo concorso, un anno dopo il grande sventramento e l'apertura dell'arteria, nel 1933, raccoglie cento progetti, ma non è aggiudicato. E il secondo, del 1937, è vinto da Enrico Del Debbio, Vittorio Morpurgo e Arnaldo Foschini; ma nel frattempo, la sede si è spostata: è finita su viale Aventino; poi, muterà di nuovo, e si trasferirà nel Foro Mussolini, l'attuale Italico: è la Farnesina, oggi sede del ministero degli Esteri.
 

 


GRANDE UGUALE
Vediamo il concorso originale: le dimensioni dovevano sfidare l'Anfiteatro Flavio. «L'area coperta dal Colosseo è di 20.819 metri quadrati, quella della Casa Littoria, di 18.314». Nove piani; 1.200 locali con una cubatura di 630 mila metri cubi, esclusi i sotterranei che ne misuravano 90 mila. Il Colosseo, a parte il vuoto della cavea, ne vanta 560 mila. Non solo: davanti al nuovo edificio del regime, è prescritta una piazza, che contenga 600 mila persone (il doppio di piazza San Pietro), di 600 mila metri quadrati; piazza del Popolo, ne misura 17 mila, ci stanno 100 mila anime. Se il fascismo ha stravolto il centro cittadino, queste idee, lo avrebbero ancor più svilito. Il primo concorso ha un'eco amplissima: vi partecipano quasi tutti i maggiori nomi, e sorgono anche vaste polemiche; «vibranti», si sarebbe detto allora. Ogni giornale, specializzato o no, ha i preferiti, e fa il tifo per questo o quel progetto: tutti falansteri, s'intende, davanti alla Basilica di Massenzio. Lo dicono plastici e progetti.

L'ARCHITETTURA
Alla Camera, discutendo la conversione in legge del decreto per la pubblica utilità i lavori, viene attaccata l'architettura moderna: è «esotica» e «bolscevica», si dice; o «bolscevica - nipponica»; qualcuno aggiunge: «Non fare di via dell'Impero la stazione di Firenze», da poco costruita; circa quella di oggi, di Giovanni Michelucci. Il risultato del dibattito è in un titolo di Casabella: il duce «salva l'architettura italiana». Nel 1936, i progetti sono pubblicati, con soddisfazione di Marcello Piacentini, architetto del regime per definizione. L'area archeologica sarebbe stata bell'e sistemata. Il moderno ne incorporava l'antico, con una grande violenza; le rovine, relegate «a sfondo pittoresco», annota il professor Marco Lecis. Il palazzo del regime si confrontava direttamente con la grandezza imperiale. Lo studio di Mussolini, all'attico; con davanti, un podio da cui si mostrerà, spiega il progetto di Giuseppe Terragni: «Da là, tutti lo possono vedere; egli è come Dio, contro il cielo; sopra lui, nessuno». Sotto, in piazza, il Sacrario dei caduti fascisti.

TRASFERIMENTO
La nuova Casa del Littorio, in cemento armato, decorata e rivestita «in marmo e pietra delle cave italiane, di linea architettonica nobilissima e possente», si edifica dal 28 ottobre 1938, in base al progetto che ha vinto il secondo concorso. Ma nel '40, l'edificio è ritenuto «esuberante agli effettivi bisogni»: ceduto al ministero degli Esteri. E' l'attuale Farnesina. Il partito, alla vigilia della guerra, pensava, come sede, a una costruzione nell'area dell'E42, all'Eur. Ha solo il tempo di aprire il Sacrario dei martiri, nell'attuale foresteria Nord del Foro Italico, nel 1941. Quell'anno, si arena anche il progetto dell'Eur; e così, Mussolini non avrà mai il proprio palazzo. Restano soltanto i ricordi (e le foto) di quando s'affacciava a quello di Venezia, nell'omonima piazza.
 

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