Rogo al Ponte di Ferro, svolta nelle indagini: «L'incendio è doloso»

Alcuni testimoni hanno raccontato di avere visto i piromani in azione. La Procura sta analizzando i filmati di sorveglianza

Rogo al Ponte di Ferro, svolta nelle indagini: «L'incendio è doloso»
di Michela Allegri
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Giovedì 6 Gennaio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 15:47

Hanno raccontato agli inquirenti di avere visto qualcuno appiccare il fuoco che ha divorato il Ponte di Ferro e poi fuggire. A parlare sono stati alcuni residenti della zona che, la notte dell’incendio, tra il 2 e il 3 ottobre, affacciandosi dal balcone e guardando dalla finestra, potrebbero avere colto dettagli fondamentali per l’inchiesta. Il sospetto degli investigatori è che il rogo sia stato doloso. Nel mirino dei piromani la favela di baracche abusive che si trova sotto le arcate e che, per mesi, è stata ininterrottamente segnalata, ma mai rimossa. Secondo chi indaga, potrebbe trattarsi di un gesto di esasperazione legato al degrado e all’incuria, oppure di una ritorsione nei confronti degli occupanti abusivi, un gruppo di clochard che non è ancora stato rintracciato. Adesso i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Trastevere stanno passando al setaccio i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, per cercare fotogrammi dei piromani in fuga.

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L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, comunque, riguarda anche gli allarmi ignorati dal Campidoglio: tutti sapevano che l’accampamento illegale sotto il Ponte dell’Industria si era da tempo trasformato in una baraccopoli sulle sponde del Tevere, con erba alta, sterpaglie, fuochi accesi per cucinare, bombole e fornelletti da campeggio, scatoloni utilizzati come riparo dalla pioggia.

Alla fine del 2020 i Vigili del fuoco avevano anche denunciato il pericolo: quella discarica a cielo aperto metteva a rischio la sicurezza dell’area, soprattutto per la presenza di diverse persone accampate. La segnalazione era stata inviata alla Regione, anche se la pulizia extra delle banchine spetterebbe al Comune.

 

IL BIVACCO
Nella prima informativa che i carabinieri hanno depositato in Procura viene spiegato che le fiamme sarebbero partite proprio dalla favela. Inizialmente era stato ipotizzato che il rogo fosse divampato da un fornelletto da campeggio acceso, utilizzato per cucinare e che potrebbe avere fatto esplodere una bombola, oppure una pentola a pressione. Per il momento, però, i senza tetto che avevano allestito il bivacco non sono stati trovati. La loro testimonianza viene considerata fondamentale per ricostruire la dinamica dei fatti.

LA NUOVA PISTA
Agli atti dell’inchiesta ci sono già alcuni video e fotografie: sembrano dimostrare che le fiamme sono partite dal basso. Un dettaglio che, da subito, ha fatto escludere l’ipotesi di un corto circuito. Il filmato, che riprende diverse angolazioni, è stato girato dalle telecamere di videosorveglianza della caserma del Nucleo dei Sommozzatori dei Vigili del fuoco di via del Porto Fluviale. Nell’oscurità della notte si vede chiaramente una prima scintilla divampare ai piedi dei piloni di cemento, proprio dove si trova l’accampamento abusivo. La svolta, però, è arrivata nelle scorse settimane, quando gli inquirenti hanno sentito alcuni testimoni che hanno raccontato di avere visto movimenti sospetti nell’area della favela, appena prima della comparsa delle lingue di fuoco, e anche di avere notato alcune persone allontanarsi di corsa, prima che il rogo divorasse il ponte sul Tevere che collega via del Porto Fluviale a via Antonio Pacinotti, tra i quartieri Ostiense e Portuense.

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