Francesco Vitale, Pr morto alla Magliana: arrestato un uomo, è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione

La certezza dei pm: l’uomo non era solo. È caccia agli altri componenti della banda

Francesco Vitale, Pr morto alla Magliana: arrestato un uomo, è accusato di sequestro di persona a scopo estorsione
di Valentina Errante
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Giovedì 2 Marzo 2023, 18:45 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 01:07

Il primo a finire in carcere per il sequestro e la morte di Francesco Vitale, il pr barese che trascorreva le estati nelle discoteche di Ibiza e faceva affari con i narcotrafficanti, è un trentaseienne romano con precedenti penali. È stato fermato nella notte tra mercoledì e giovedì e interrogato ieri per mezza giornata dai carabinieri del nucleo Investigativo di Roma. Ma non era solo, quando “Ciccio Barbuto” è precipitato dall’appartamento al quinto piano di un palazzone alla Magliana. Di certo, secondo i pm Francesco Cascini e Francesco Minisci, c’erano altre persone che con lui avevano organizzato un sequestro lampo, che poi ha avuto un epilogo imprevisto.

LA RICOSTRUZIONE

Il telefono di Vitale si spegne per sempre in quel quartiere popolare a Sudovest della Capitale. Il 45enne, privato dei documenti e del cellulare, viene probabilmente portato in quella casa “per discutere”. I narcos hanno l’obiettivo di minacciarlo per esigere un credito. La posta è di 500mila euro. Vitale ha paura, ma va volontariamente all’appuntamento. Parte da Bari per incontrare quegli uomini. Ha avvertito il fratello, gli ha parlato delle minacce e di quel debito. E così quando sparisce per alcune ore, proprio il fratello si preoccupa e presenta subito una denuncia, parlando, però, con i carabinieri di 500mila euro che Ciccio aveva perso al gioco. L’ipotesi degli inquirenti è che qualcosa sia andato storto mentre gli uomini del gruppo criminale, con il quale Vitale faceva affari, lo picchiavano. 
Nell’appartamento gli esperti del Ris hanno trovato tracce di sangue, anche se il proprietario dell’immobile, anche lui indagato per sequestro di persona aggravata dalla morte della vittima, come l’uomo fermato ieri, sostiene che fossero sue e di non sapere nulla di quanto accaduto in casa tra martedì 22 febbraio e mercoledì 23.

Era fuori, dice, quando, alle 12, il corpo di “Ciccio Barbuto” è stato trovato schiantato al suolo dopo un volo di 15 metri. Sembrava un suicidio. 

LE INDAGINI

Le verifiche puntano al gruppo italo-albanese che gestisce il narcotraffico tra la Spagna e la Capitale, un’organizzazione finita al centro di tante inchieste. Gli affari, Vitale, li avrebbe fatti con Andrea Buonomo, “Il profeta”, un grossista che trattava partite di centinaia di chili di droga: «Compriamo una macchina... facciamo il doppio fondo per 100 chili e iniziamo a portare 25 chili per uno», diceva in una chat riportata dall’ordinanza che lo ha spedito in carcere nel 2022. E il potere di Buonomo era cresciuto con la morte di Fabrizio Piscitelli, il narcos laziale ucciso nell’agosto 2019. Già «inserito all’interno del sodalizio capeggiato dal più noto soggetto albanese Arben Zogu, detto Riccardino o Ricky», uomo di Diabolik a Ponte Milvio, poi “Il profeta” avrebbe esteso la sua “piazza” stringendo alleanze con l’albanese Elvis Demce e l’ex calciatore Alessio Corvesi. È probabile che il debito di 500mila euro Vitale lo avesse proprio con questo gruppo criminale. 

IL CONTESTO

Vitale con la droga aveva a che fare da sempre: affari di famiglia, visto che era finito a processo insieme al padre. Vent’anni fa il primo arresto: era il 2002, gli avevano trovato in casa 250 dosi di hashish e marijuana, 10 pasticche di metanfetamina e qualche grammo di cocaina. «Avevo organizzato una mezza festicciola per Halloween», era stata la sua difesa, visto che era il 31 ottobre. Poco dopo era stato condannato a nove mesi. Poi era finito di nuovo nei guai. Sempre per droga. L’ultima condanna a sei anni, in appello, era arrivata nel 2015.

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