Roma al voto, Letta annuncia le primarie: «Gualtieri in corsa. Raggi, un inciampo»

Roma al voto, Letta annuncia le primarie: «Gualtieri in corsa. Raggi, un inciampo»
di Emilio Pucci
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Sabato 27 Marzo 2021, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 11:29

Ricostruire un'ampia coalizione di centrosinistra da Leu a Renzi, con un asse strutturale con il Movimento 5 stelle, e risolvere il rebus della candidatura a Roma attraverso le primarie. Enrico Letta apre la fase due del suo mandato: sciolto il nodo dei vice segretari, della segreteria e dei capigruppo (alla Camera è favorita la Serracchiani ma FI chiede per sé la presidenza della Commissione Lavoro), l'ex premier si butta a capofitto sui prossimi dossier. E il primo scoglio riguarda la Capitale. «Penso che faremo le primarie. Ci sono diversi candidati, tra cui Gualtieri del Pd», ha detto a Otto e mezzo. Nei prossimi giorni si costruirà il percorso, per ora non partecipa alla gara Zingaretti ma il pressing del Nazareno continuerà, «ho una grande considerazione, ci lega un'amicizia profonda. Ha guidato molto bene la Regione Lazio sulla pandemia», ha osservato Letta. E poi c'è Calenda che nei giorni scorsi ha fatto sapere che sarà in campo comunque.


GLI ALTRI
Ma la «pietra di inciampo», come la definisce lo stesso segretario dem, è la sindaca Raggi. È l'ostacolo numero uno, una sua eventuale candidatura comunque non verrebbe presa in considerazione. L'inquilina del Campidoglio andrà fino alla fine, sostenuta da Beppe Grillo, ma Letta spera ancora nell'appoggio dell'ex premier Conte, pronto a caricarsi il Movimento 5 stelle sulle spalle. Fermo restando che al secondo turno M5s, qualora la sindaca dovesse arrivare terza, appoggerebbe il candidato Pd. Ma anche il centrodestra è sempre più diviso. Bertolaso ha ribadito di non volerne sapere: «Nessuno ci crede, ma ci sono tanti bei candidati: l'importante è liberarci di chi ha condotto la città nella situazione pietosa in cui si trova». Fdi è per Abodi ma la Lega e FI nicchiano e c'è tensione anche su Milano, perché Salvini punta sul manager Rasia mentre Berlusconi vorrebbe il centrista Lupi.


IL VOTO
Si vota ad ottobre, le candidature per le primarie dem nella Capitale dovranno arrivare entro aprile e la posta in gioco è altissima, «so di giocarmi l'osso del collo su questa partita», ha affermato Letta. «Ha confermato ciò che il Pd ha sempre detto: serve un percorso largo e partecipato», dice il dem Astorre.

L'obiettivo del Pd è arrivare a candidati comuni con il M5s. Per il Nazareno ci sta lavorando l'ex ministro Boccia, responsabile Enti locali. A Napoli si sta valutando il presidente della Camera Fico, anche se il governatore De Luca non lo vuole; per Torino il Nazareno cercherà l'accordo anche con Italia viva.


Il puzzle deve comporsi gradualmente ma Letta (che ieri ha incontrato le Sardine) vuole coinvolgere nelle trattative anche Renzi. C'è un giudizio netto sul renzismo, ma nessuna acrimonia nei confronti del leader di Iv. Con Renzi «parleremo di che tipo di futuro costruire per la sinistra». «Quello che ho chiaro - ha osservato Letta - è che la destra fa il gioco di fare l'opposizione con la Meloni e di stare al governo con la Lega. E la svolta europeista di Salvini, fatta con Giorgetti davanti a un caffé, è da mettere alla prova». Il convincimento è che il segretario del carroccio possa anzitempo far saltare il governo. A giorni Letta dovrebbe incontrare Salvini e Meloni per parlare di riforme. Anche della legge elettorale. Il segretario ha rilanciato il Mattarellum ma potrebbe virare su un proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione. In ogni caso lo schema che ha in mente il numero uno del Pd è chiaro: da un lato appunto Meloni e Salvini, dall'altro lui e Conte. Ed è proprio con l'ex presidente del Consiglio, prossimo leader M5s, che si punta a stringere un patto di ferro. Si è aperto un cantiere, aveva spiegato dopo il loro primo incontro.

Ne seguiranno altri, almeno due a settimana. Perché, spiega un big del Pd, le strade saranno parallele. Letta ora mira alle Agorà democratiche, assemblee tematiche perché il congresso ci sarà solo nel 2023. Per aprire il partito alla società civile e cercare di abbattere una volta per tutte il correntismo. Conte, invece, scenderà in campo appena sciolti gli ultimi nodi. Il primo è Casaleggio ma l'obiettivo è arrivare ad una leadership indiscussa. La vera sfida però di Letta (e di Conte) parte con un handicap. L'intesa su Roma ancora non c'è.
 

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