Il vicesindaco: «I romani sono scontenti di noi, pesa l'incertezza sulla giunta»

Luca Bergamo
di Ernesto Menicucci
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Sabato 30 Marzo 2019, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 08:47

«Ormai va di moda la politica delle torri: uno di qua, uno di là e ci si scontra. Mentre la politica è quella del cavallo, quella in cui si creano ponti...». Sullo scaffale della libreria il libro di Vittorio Foa («Il cavallo e la torre», appunto), sulla scrivania di lavoro una testa (nera) di cavallo, che ha come basamento il Principe di Machiavelli. Al centro della stanza, Luca Bergamo, vicesindaco della Capitale, assessore alla Cultura, già uomo di sinistra trapiantatosi dentro Cinquestelle: c'è il sole, dalle finestre si scorge il teatro Marcello, sotto scorre Roma.

Una Capitale al collasso?
«Che la città sia in difficoltà è innegabile, ma dissento sulla narrativa del collasso».

Eppure basta guardare lo stato dei servizi pubblici: rifiuti, trasporti, buche...
«È vero che c'è una difficoltà seria e pesante sulla gestione dei rifiuti, che il lavoro avviato su Mobilità e Trasporti procede tra stop and go e che sui Lavori pubblici c'è una ripresa a macchia di leopardo: il fabbisogno di interventi supera le risorse».

Non è responsabilità vostra?
«La cosa di cui mi stupisco è che non ci sia un'alleanza in città su Roma Capitale: qua ci sono 1.200 chilometri quadrati di superficie e 2,8 milioni di abitanti. Per decenni si sono accumulati debiti, poi per carità c'è anche l'incapacità del Comune».

Non sarà che M5S per primo non vuole alleati?
«Il tema è lo sviluppo della città. Lo scontro politico ci sta, ma Milano ci ha messo 15 anni ad uscire fuori da Tangentopoli. Può darsi che gli elettori tra due anni non ci vogliano più, ma è impensabile risolvere tutti i problemi in poco tempo».

Sono passati ormai quasi tre anni dalla vostra vittoria elettorale. Parlando di rifiuti, cosa avete fatto realmente per migliorare la situazione che già era critica?
«Secondo la filosofia Zen la risposta sarebbe Mu...».

Cioè?
«Significa che la domanda è mal posta... C'è un concorso tra amministrazioni che ha prodotto uno stallo, situazione migliorata dopo le elezioni regionali: dopo la giustissima chiusura di Malagrotta la mancanza di soluzioni ha aumentato la sofferenza».

Da Malagrotta sono passati 6 anni: la differenziata è scesa, le crisi dei rifiuti hanno cadenza mensile, anche prima dell'incendio al Tmb Salario
«Di sicuro non era questo il livello al quale saremmo dovuti arrivare. Ma nella politica la soluzione catartica di arrivo io e sistemo tutto non esiste».

Idem sui trasporti. Lei stesso è dovuto intervenire per far slittare la Ztl Tridente, visto il blocco di tre fermate metro
«L'assessore Meleo se ne stava già occupando. Certo che si rompano tre scale mobili è singolare».

Cos'è, la teoria del complotto applicata alla metro A, dopo i frigoriferi e i rifiuti?
«Sono anti-complottista per definizione, ma alcuni fatti accadono. E proprio mentre Atac sta ricominciando a muoversi».
Ma in generale, secondo lei, i cittadini sono contenti di voi?
«No, penso che si aspettassero di più. Ci sono ambiti nei quali diverse cose sono state fatte, ma la prestazione è al di sotto di quello che doveva essere. Di sicuro il racconto dell'incertezza sulla solidità della giunta, la tensione creata, ha influito. Quanto ha pesato il fatto che la sindaca potesse essere condannata per il processo-Marra? Quanto è durata quella fase?»

Quindi parte tutto dalla scelta di Raffaele Marra
«Un errore di valutazione e di opportunità».

Avete qualcosa da rivendicare come fiore all'occhiello?
«Se parliamo di grandi opere pubbliche no. Ma metterei la ripresa qualitativa dell'offerta culturale, il lavoro sui piani di zona, l'uscita delle politiche sociali da Mafia Capitale».

E l'errore più grande?
«Non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi».

Non è lo stadio, visto quello che sta emergendo sul fronte della magistratura, lo sbaglio maggiore? Possibile che non vi siate accorti di nulla?
«Se avessimo immaginato qualcosa, saremmo andati alla Procura. Come detto, quella sullo stadio era una decisione presa in precedenza e l'iter lo ha avviato l'ex assessore Berdini in conferenza dei servizi: quando facemmo l'accordo con la Roma, eravamo nel suo studio. La revoca avrebbe avuto effetti sul Bilancio».

E ora che c'è un'indagine per corruzione? Anche la Raggi sembra avere dubbi...
«La sindaca, essendo eletta dai cittadini, può fare e disfare come crede. Dal mio punto di vista, i motivi della decisione iniziale non sono stati inficiati né dalla condotta di Lanzalone né da quella di De Vito».

L'arresto del presidente dell'Assemblea Capitolina?
«Mi ha sconcertato. È emerso che De Vito agisse in maniera del tutto contraddittoria rispetto ai valori predicati dal Movimento Cinque Stelle».

Non è la lusinga del potere?
«Parafrasando Andreotti: il potere logora chi ce l'ha. Fare i duri e puri quando non si tocca palla è facile, per esserlo anche dopo bisogna sapere che direzione si prende».
 

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