Roma, quei giardinieri senza cesoie pagati per giocare a Sudoku

Roma, quei giardinieri senza cesoie pagati per giocare a Sudoku
di Camilla Mozzetti
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Sabato 20 Maggio 2017, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 05:34

C'è chi è diventato un maestro a risolvere il Sudoku pur avendo studiato da perito agrario. E invece di tagliare le piante o diradare i cespugli, passa il proprio turno di lavoro pagato con regolarità ogni mese dal Campidoglio , a scervellarsi sulle soluzioni più idonee per il gioco enigmistico. Altri si limitano a leggere il giornale o a prendere un caffè al bar. Un po' alla maniera del dipendente comunale raccontato da Gianni Di Gregorio nell'opera Buoni a nulla. Solo un film quello, che però ricalca a pennello la realtà romana. Mentre palazzo Senatorio ha annunciato la volontà di assumere 30 nuovi giardinieri per riabilitare quel servizio nella cura del verde che fino agli anni Ottanta del secolo scorso era un vanto per l'amministrazione, sempre Roma Capitale lascia marcire negli uffici dei Municipi altrettante figure professionali.

Giardinieri che dall'aprile 2016 sono stati decentrati dall'ufficio centrale ai territori in seguito della delibera sull'affidamento ai minicomuni della cura delle aree verdi inferiori ai 5mila mq. Un provvedimento più che logico nella sua formulazione, che puntava ad alleggerire il Servizio giardini piegato in queste settimane da 8 raid vandalici contro altrettante sedi di quei compiti che i Municipi con personale e risorse ad hoc avrebbero potuto gestire in autonomia, garantendo la pulizia di Roma. Il loro compito, almeno sulla carta, sarebbe stato quello di curare le aiuole, i giardini ma anche i cortili delle scuole. Ma da un anno a questa parte i giardinieri (ben 32) che sono stati spediti nei 15 Municipi, passano i loro turni di lavoro senza fare nulla. Sprovvisti di attrezzature e di locali consoni, come spogliatoi e docce, le figure professionali sono state collocate in locali delle ex circoscrizioni, come stanze cieche o aree di passaggio, e lasciati lì senza mansioni. E non perché ed è qui che risiede il paradosso non abbiano voglia di lavorare. La situazione va avanti così da un anno.

IL DECENTRAMENTO
Da quando cioè l'allora direttrice del dipartimento personale, Laura Benente, nominata dall'ex sindaco Ignazio Marino ed entrata poi in rotta di collisione con la nuova amministrazione di Virginia Raggi e tornata per questo al suo impiego all'Inps, firmò la determina dirigenziale con la quale decentrava 35 (poi scesi a 32) giardinieri ai Municipi. Molti di questi professionisti godono del minor aggravio lavorativo, alcuni hanno problemi alla salute o usufruiscono della legge 104, ma più di 15 come loro stessi confermano sono in grado di lavorare. E invece, complice l'assenza di strumenti (cesoie, taglia-erba, rastrelli) e non essendo stato ultimato il passaggio di risorse economiche dal Campidoglio ai Municipi per acquistare nuovi attrezzi, sono pagati ma non vengono impiegati. Molte amministrazioni territoriali dal XV al II Municipio avanzarono già lo scorso anno delle perplessità su una determina di fatto inapplicata. Il III Municipio sottolineò persino «il danno patrimoniale» che un'operazione del genere avrebbe comportato.

LE CRITICHE
Di fatto, queste figure pur non lavorando percepisco con regolarità lo stipendio che ammonta esclusi quelli che hanno fatto ricorso al part-time a circa 22 mila euro l'anno. La somma che il Comune ha finora pagato supera i 500 mila euro. Ad oggi questa stravaganza è stata sottolineata anche dal neo direttore del dipartimento Personale del Comune, Angelo Ottavianelli, che con una missiva datata marzo 2017 chiedeva alla sindaca, ma anche all'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari e alle figure apicali del dipartimento, spiegazioni precise. Persino gli stessi presidenti grillini dei Municipi hanno avanzato il problema. «È un'anomalia spiega Stefano Simonelli, a capo del XV Municipio che deve essere risolta». Mentre loro, i giardinieri, continuano a non lavorare. «Molti ci dicono di approfittarne confida uno di loro che preferisce restare anonimo essere pagati per non fare nulla e quando ti ricapita, ma non ce la facciamo più, ci sta venendo l'esaurimento nervoso». Come potergli dare torto.

camilla.mozzetti@ilmessaggero.it

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