Roma, sfida Expo 2030. «Per l'Italia vale 50 miliardi e il 3% di Pil»

Gualtieri e Massolo a Parigi presentano il progetto: «È interesse di tutto il Paese». Candidatura puntata sui diritti umani (per superare la concorrenza saudita)

Roma, sfida Expo 2030. «Per l'Italia vale 50 miliardi e il 3% di Pil»
di Francesca Pierantozzi
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 07:07

«La candidatura di Roma all’Expo 2030 riguarda tutta l’Italia: è il sistema Paese, non solo la capitale, a competere, la gara si gioca sull’efficacia del sostegno dei governi»: il presidente del Comitato promotore Giampiero Massolo parla da Parigi, dove la “squadra” di Roma 2030 è appena passata davanti all’Assemblea del Bie, il Bureau International des Expositions. È la terza volta, la prima da quando al timone dell’Italia c’è il governo Meloni. Ieri il comitato promotore, guidato da Massolo e dal sindaco Roberto Gualtieri, ha illustrato il tema scelto dalla Capitale, “Persone e territori”, ma ha soprattutto portato un messaggio video del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Non poteva esserci di persona, ma era importante mostrare che dietro a Roma c’è il governo nazionale, di qualsiasi colore sia.
Tra un anno, nel novembre 2023, il Bie sceglierà la città dell’Expo 2030: con Roma gareggiano l’ucraina Odessa, la saudita Riad, la coreana Busan. Riad è l’avversario più temibile, quello che ha lanciato la campagna più aggressiva. «Entriamo nella fase cruciale – ha detto Massolo – è una competizione tra governi e tra Paesi».

 

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Roma 2030 non vuole essere un’Expo usa e getta, quella delle ennesime cattedrali nel deserto, ma un evento produttivo, come ha spiegato Massolo «un progetto la cui fase più importante è quella del dopo». Per la prima volta si fanno i numeri, e sono grossi: «Expo 2030 è un progetto che per l’Italia rappresenta un incremento di valore di 50 miliardi di euro e circa 3-4 punti di Pil, che punta alla creazione di nuove aziende e di 300-350 mila posti di lavoro, con conseguenze dirette e indirette sul patrimonio, il turismo, il flusso degli investimenti, un progetto unificante, suscitatore d’iniziative».

Un piccolo Pnrr. Ma da sola, Roma non può farcela, serve il Paese. La campagna “elettorale” è mondiale. Il voto, alla fine, è segreto. «Roma Expo 2030 non è un progetto dell’Italia per l’Italia. Roma Expo 2030 è un progetto comune da sviluppare con tutti coloro che desiderano parteciparvi» dice il ministro Tajani nel videomessaggio. In Europa «abbiamo raccolto molte adesioni» assicurano al Comitato, ma non c’è unanimità. Macron, per esempio, propende per Riad. 

PROGETTO INCLUSIVO

La squadra di Roma 2030 esalta un progetto «dell’accoglienza, inclusivo, neutrale in emissioni, un progetto di tutte le libertà, senza distinzione di razza, sesso, religioni» ha martellato Gualtieri, un progetto «di rigenerazione permanente di un intero quadrante della città», quello orientale di Tor Vergata. Tra le righe: niente a che vedere con quanto presentato ieri, per esempio, da Riad. Per fair play non si commenta l’Expo saudita, ma non è un caso se Gualtieri e Massolo hanno voluto rilevare quanto la candidatura di Roma «non sia autocelebrativa, non si fondi sulla supremazia di una città o di un Paese, non trasmetta un’immagine patinata dei problemi del mondo, che siano la guerra, il clima o le discriminazioni». 

Se Riad è l’avversario più ostico e potente, Odessa potrebbe invece trasformarsi in una futura alleata, o, perché no, in una candidatura quasi gemellata. Ieri all’assemblea del Bie è stato Zelensky, via video, a sponsorizzare la città ucraina: «Nel 2030, quando la ricostruzione ucraina dimostrerà già una parte significativa dei risultati pianificati, sarà possibile vedere di cosa è capace l’umanità quando i popoli cooperano per il bene della pace, della sicurezza, dello sviluppo e di un futuro più confortevole per tutti».

 

 

L’ÉTOILE

Se Odessa non dovesse farcela a causa della guerra, il comitato Roma 2030 «non esclude» un patto tra candidate europee. «Siamo disponibili a lavorare in collaborazione» ha detto Gualtieri. I volti di Roma 2030 ieri a Parigi sono stati quelli di Rebecca Bianchi, étoile del Teatro dell’opera di Roma, testimonial della Capitale città delle culture e delle arti, e della piccola Gaia (al secolo Elisa Pasquini) protagonista del video di presentazione della candidatura: nel 2030 compirà 18 anni. 
 

 

 

 

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