Meloni: «Candidata sindaco a Roma? Non a questo giro». Raggi attende il voto su Rousseau

Meloni: «Candidata sindaco a Roma? Non a questo giro». Raggi attende il voto su Rousseau
di Simone Canettieri
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Giovedì 11 Giugno 2020, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 12:22

ROMA A chi, in queste ore, le chiede «Giorgia che facciamo a Roma?», lei risponde così: «Ragazzi, non ci ho ancora messo la testa». Prima c'è il puzzle delle regionali di settembre da chiudere. In pubblico, però, la leader di Fratelli d'Italia risponde così, dando una doppia sfumatura alla domanda: «Io candidata a sindaca di Roma? No, non nei prossimi mesi, mettiamola così». Una tattica, quella di Meloni, per dire «no, non ora, forse un domani», ma per ribadire allo stesso tempo che l'anno prossimo il candidato per il Campidoglio del centrodestra non potrà non passare dal gradimento di Fdi.

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In quanto «la città ha bisogno di un sindaco all'altezza, quello che abbiamo visto negli ultimi anni la Capitale non se lo merita», è il pensiero di Meloni che sembra molto netta su Virginia Raggi. Dalla Lega danno per scontato che Meloni non correrà per il Campidoglio. Anche perché la diretta interessata sottolinea: «Tra un anno vorrei essere al governo, e restarci almeno per 5 anni». Quindi altro che Aula Giulio Cesare.

LA ROSA
Gli uomini più vicini a Matteo Salvini ammettono: «Mettiamola così: se Fratelli d'Italia volesse esprimere il candidato non ci strapperemmo i capelli. Ma il fatto è che, tolta Giorgia, non hanno altre carte vincenti». Quindi? Quindi nel centrodestra si ritorna sempre allo stesso discorso: un profilo civico che possa mettere tutti d'accordo senza litigare sulla bandierina da piazzare, sul pedrigree.

Per il momento, a leggere la sfilza dei «no, grazie» c'è da contare fino a cento. La prima è stata Giulia Bongiorno, senatrice del Carroccio, romana d'adozione, uno studio legale prestigioso sulle spalle e, soprattutto, un recente passato da ministra. Nel corso del quale non ha mai mancato di dire la sua su Roma e sull'operato di Raggi. Ma ora è inamovibile: «Grazie, ma non mi interessa».
 



E così si va avanti per tentativi falliti, suggestioni, «carotaggi» e autopromozioni. In quest'ordine durano lo spazio di un mattino Franco Frattini, ex ministro dei governi Berlusconi e già commissario europeo; Paola Basilone, ex prefetta della Capitale, e anche Claudio Lotito, presidente della Lazio che, tra il serio e il faceto, ogni tanto si fa scappare la battuta: «Quasi, quasi». In questa gara a scansarsi, tra nomi coperti e ballon d'essai, anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e uomo forte di FdI a Roma, si tira fuori. Stesso discorso per Luca Barbareschi - attore, produttore e direttore artistico dell'Eliseo - che mesi fa in Transatlantico confessava: «Giorgia mi ha chiesto di correre, ma io penso al mio teatro». Sarà andata così? Comunque è acqua passata. E la corsa al mister X non c'è, anche perché gli equilibri di Lega-Fratelli d'Italia e Forza Italia sono quelli che sono. E, come aggiunge un azzurro di spicco, «mettere sul tavolo in questo momento anche la Capitale ci metterebbe in crisi». Ma tutto questo tempo, è il parere dei maggiorenti di Salvini a Roma, «non c'è: se dobbiamo puntare su un civico abbiamo bisogno di accendere i motori».

Si prosegue a colpi di tattica. Come d'altronde fanno gli altri partiti, pronti a muoversi a specchio a seconda delle mosse degli avversari. Il Nazareno - bollata come «bufala» l'ipotesi del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri - sogna un profilo civico che possa prendere voti moderati. Magari con competenze già nella sfera dell'ordine pubblico. E quindi, per estensione, della legalità e del decoro. Uno dei tanti mali della città. In fin dei conti, anche Raggi temporeggia. Ormai è pronta a ricandidarsi - come testimonia la martellante presenza su tutte le tv - ma aspetta il via libera formale del Movimento, dopo la benedizione doppia di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Manca quella di Beppe Grillo, ma è il minore dei problemi per la sindaca visto il rapporto che ha con il Garante. La faccenda è burocratica: tutti aspettano che Vito Crimi metta su Rousseau il quesito per la deroga al secondo mandato per chi adesso fa il sindaco. «Ma si devono sbrigare - dicono i fedelissimi della grillina - non possiamo aspettare in eterno». E la non campagna elettorale, intanto, va avanti.

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