Oggi Dimitri Kerkentzes è atteso a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il segretario del Bureau international des expositions - il Bie, l’ente che assegna l’Expo - intanto ieri ha visitato i terreni di Tor Vergata, dove l’Italia spera di ospitare i padiglioni dell’Esposizione nel 2030, forte di un investimento di quasi 6 miliardi di euro. E qui gli hanno mostrato le Vele, dove sorgerà il padiglione “Alt together” per illustrare i danni di uno sviluppo non sostenibile, «gli ingressi attraverso una foresta e non attraverso gate di metallo», gli spazi dove allestire il parco eolico più grande al mondo con pannelli a forma di ombrello o i primi scavi per riportare alla luce una villa romana. Il segretario del Bie è apparso molto interessato a capire se il progetto di prolungamento della metro, con lo “sfioccamento” a Torre Angela, fosse sotterraneo o in superficie.
OTTIMISMO
In Campidoglio c’è ottimismo dopo il sopralluogo.
La pista è uno dei progetti da realizzare nel 2030 e che riguarderanno tutta la città come il padiglione Teaser al Foro romano (a villa Rivaldi) o gli spazi di accoglienza alle stazioni Termini o Tiburtina. L’Italia mette in campo 5,8 miliardi di euro per gli investimenti: 2,210 miliardi serviranno per le infrastrutture di trasporto (il prolungamento della metropolitana, le tramvie, il parcheggio dei bus); 1,150 miliardi per il ciclo dell’acqua, iniziando dal rifacimento delle sponde del Tevere; 1,9 miliardi per la riqualificazione delle periferie. «E stimiamo ricavi per 50 miliardi - fa sapere il sindaco - Ma gli investimenti salgono a 18 miliardi se si contemplano anche le opere che verranno realizzate per il Giubileo e con i fondi del Pnrr. E che avranno un impatto su tutta la città».
Kerkentzes, sempre ieri mattina, ha incontrato anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, e la prima linea del Comune (assessori, consiglieri e alti dirigenti) in Campidoglio. Da qui, dopo un fugace pranzo alla Terrazza Caffarelli a base di gnocchi alla romana, è partito per Tor Vergata. Il segretario non voterà a novembre, quando i Paesi del Bie sceglieranno a chi affidare l’Expo tra Busan, Odessa, Riad e la stessa Roma. E per certi aspetti la stessa visita di ieri al “Foro del futuro” può apparire quasi routine rispetto all’appuntamento di oggi: sì perché Kerkentzes - che ha già effettuato un’identica missione in Corea del Sud e in Arabia Saudita - è venuto in Italia per capire se il sistema Paese è in grado di sostenere in tutta la sua interezza l’organizzazione e il lancio di Expo. Concetto che oggi dovrebbero ribadirgli, e in due diversi incontri ufficiali, sia il premier Giorgia Meloni sia il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il capo del governo e il capo della diplomazia italiana. Un passaggio importante, perché c’è il bisogno del pieno appoggio pieno delle istituzioni, delle imprese e delle forze sociali: come hanno ribadito ieri il sindaco e il presidente del Comitato promotore, Roma nella sua candidatura non guarda a semplici padiglioni, ma propone un’Esposizione universale che finisca per essere una start up per lanciare «una grande città della scienza, dell’innovazione, della ricerca, dello sport e del verde» a livello internazionale, come la definisce Gualtieri. Per dirla con Massolo: «Delineiamo progetti insieme ai Paesi partner, che mirano a creare rapporti di collaborazione duratura e non di partecipazione a una mera fiera campionaria». Per poi concludere: «La partita è apertissima».