A Roma Pd primo partito con il 30,6%: seguono Lega in salita al 25,8% e M5S che cala al 17,6%

Elezioni europee, a Roma Pd primo partito con il 30,3%: seguono Lega e M5S
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 27 Maggio 2019, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 09:19

Lo scarto c’è fin dalle prime sezioni scrutinate: la Lega di Matteo Salvini nella Capitale supera il Movimento 5 Stelle e quando lo scrutinio arriva a 2.337 sezioni sulle 2.600 complessive, lo scarto tra i due partiti è di 5 punti con il Carroccio al 25,78 per cento (255.527 voti) e il M5s al 17,58 per cento (174.274 preferenze). Ma la vera sorpresa è il Partito Democratico che, nella Capitale, scavalca entrambi e a tre ore dalla chiusura dei seggi si attesta sul 30,62 per cento, che tradotto in voti fa 298.792 preferenze. 

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«Siamo il primo partito, è l’effetto Zingaretti», chattano i dem. Dietro Fratelli d’Italia con l’8,7 per cento e 85.678 voti, Forza Italia con il 5,5 per cento e 54.818 preferenze e “+Europa” con il 4,0 per cento (39.001 voti). Seguono le formazioni di sinistra: la Sinistra al 2,87, Europa Verde al 2,22. Sotto il punto percentuale sia il Partito comunista che Casapound, che si ferma allo 0,42 nella Capitale. Completamente residuale, invece, almeno dai primissimi risultati, la performance di CasaPound che si attesta sullo 0,4 per cento raccogliendo 4.124 voti.

L’IMBARAZZO 
È chiaro che l’andamento potrebbe mutare nel corso dello scrutinio che proseguirà anche oggi, quando in diverse cittadine dell’hinterland (da Monterotondo a Tivoli) inizierà anche lo spoglio delle amministrative, ma è innegabile come il Movimento 5 Stelle, uscito trionfante dalle comunali del 2016, abbia subito una brusca battuta d’arresto, mentre la Lega è cresciuta significativamente in questi tre anni. Se si votasse oggi per il sindaco di Roma, andrebbero al ballottaggio centrodestra e centrosinistra. «Ora testa bassa e lavorare», avrebbe detto il vice premier Luigi Di Maio seguendo i risultati da Montecitorio, mentre la squadra cinquestelle di palazzo Senatorio – sindaca Raggi compresa – è rimasta in silenzio.

Anche sui social, ad esempio, i consiglieri di maggioranza in Aula Giulio Cesare a tre ore dalla chiusura dei seggi erano ancora silenti. Informalmente però sono iniziati già i “processi”: che siano state le vicende romane, le beghe che si sono succedute all’interno della maggioranza in questo triennio, i problemi della città con i trasporti al collasso o i rifiuti in strada, a condizionare l’andamento dei risultati anche su scala nazionale dove la Lega supera lo stesso il M5s? La domanda se la fa più di un esponente grillino. 
A questo si deve poi sommare il trend sull’affluenza che alla fine scende rispetto al 2014. Morale? Meno persone alle urne e quelle che sono andate hanno preferito l’alleato di governo piuttosto che il partito che guida Roma. 

L’AFFLUENZA
Se la media in Europa si è attestata intorno al 51 per cento, la più alta affluenza degli ultimi 20 anni, Roma va male rispetto ad altre città italiane, in primis a quelle del Nord, e perde 3 punti percentuali rispetto alle Europee del 2014. Cinque anni fa l’affluenza complessiva si attestò al 51,9 per cento, ieri si è fermata al 48,9 per cento. Non solo. Rispetto alle ultime consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, i Municipi, analizzati singolarmente, risposero in modo compatto mentre ora si allargano i divari con le periferie – soprattutto quella di Tor Bella Monaca – che restano lontane dalle urne. Disaffezione al voto anche da parte degli elettori del XIV Municipio, quello dove risiede la sindaca.

L’affluenza in questo caso si è fermata al 46,3 per cento, mentre cinque anni fa, arrivò al 48,1 per cento. Malissimo il VI Municipio che si ferma al 42,5 per cento mentre nel 2014 l’affluenza raggiunse il 46,8 per cento. Il partito del non voto ha vinto anche in XI Municipio dove il presidente grillino, Mario Torelli, e la sua squadra sono stati sfiduciati dal Consiglio qualche settimana fa. L’affluenza in questo caso si è fermata al 45,7 per cento, con ben 4 punti percentuali in meno rispetto al 2014. 
A votare di più sono stati gli uomini (50,1%) rispetto alle donne (47,8%), ancora pochi i giovani.

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