«In questo momento c'è bisogno di fare quadrato intorno al sindaco, perché bisogna accelerare sui progetti messi in campo, non certamente abbandonare la giunta». In Consiglio comunale sono rimasti più o meno tutti sorpresi: nessuno si aspettava che l'assessore al Decentramento, Andrea Catarci, potesse essere candidato al Parlamento.
Sei mesi circa in giunta, un decennio come presidente del Municipio della Garbatella, l'VIII secondo la nuova numerazione e, nel mezzo della tempesta perfetta che ha stravolto alcune candidature Dem, Catarci si ritrova candidato al Senato, nel collegio uninominale 3 che comprende i Municipi V e VI. Soprattutto dopo il caso Ruberti, c'è più di un timore che si dia all'esterno un messaggio di debolezza, di scollamento. «La sua candidatura è inopportuna. Lancia un segnale sbagliato: un assessore disposto a uscire dalla giunta».
Ma dentro il centrosinistra capitolino c'è anche chi ironizza sull'impossibilità per Catarci di farcela a essere eletto.
CON I CENTRI SOCIALI
Andrea Catarci politicamente nasce all'epoca delle proteste universitarie dell'inizio degli anni 90, ironia della sorte per protestare contro la riforma dell'Università portata avanti da Antonio Ruberti, allora Ministro dell'Università, nonché padre di Albino, capo di Gabinetto fino a un paio di giorni fa nella Giunta Gualtieri. Dopo la Pantera, rimanendo sempre schierato all'estrema sinistra, Rifondazione comunista e Sinistra Ecologia e Libertà, Catarci fa tutta la trafila dei centri sociali, come La Strada a Garbatella. Garbatella di cui diventa presidente nelle elezioni comunali del 2006 (secondo mandato Veltroni) venendo riconfermato dalle elezioni che videro Sindaco vincente Gianni Alemanno prima (2008) e poi Ignazio Marino (2013). Dopo un'esperienza nello staff in Regione Lazio, Catarci diventa assessore nella Giunta Gualtieri. A lui viene affidato il decentramento e la cosiddetta città dei 15 minuti. Il caso La Regina in Basilicata - il capolista Dem, Raffaele La Regina, costretto al ritiro dopo la scoperta di una serie di post anti Israele - il gioco delle caselle lascia libera quella del Senato Lazio uninominale 03 che viene coperta con Catarci. Che finisce in mezzo alle devastanti polemiche interne al partito legate alla formazione delle liste dei candidati: Area Dem, cioè i franceschiniani (Astorre, Leodori, Di Biase, Celli, Alemanni) contro Base Riformista (Prestipino), contro il battitore libero Claudio Mancini. «Andrea lo conosco dall'epoca dell'VIII Municipio - spiega Valeria Baglio - lui presidente del Municipio e io del Consiglio municipale. È uno che lavora sul territorio e tanto».
Le voci di sostegno dentro i Dem finiscono qui. Molto più indulgenti, invece, dal centrodestra: «Andrea è una brava persona» - spiega Andrea De Priamo, come Catarci candidato al Senato, ma nelle liste di Fratelli d'Italia - Io al posto del Partito Democratico non starei a pensare a uno come Catarci ma ai problemi delle correnti che sono emersi in questi giorni in maniera spaventosa. Sono delle beghe interne al Pd che fanno un po' sorridere anche perché il collegio che gli hanno dato è tutt'altro che facile». Qualche altro consigliere del centrodestra chiosa con malizia: «Le critiche a Catarci ricordano quelle della volpe che non arrivava all'uva».