Il Campidoglio sbaglia le buste paga e ora potrebbe dover restituire quasi 10 milioni di euro. O almeno, è quello che chiedono 1.728 dipendenti di Roma Capitale, che hanno fatto ricorso in massa davanti al giudice del Lavoro, chiedendo il riconoscimento di scatti di anzianità e progressioni economiche che sarebbero saltati nel conteggio dello stipendio per circa 7 anni: dal 2016 a oggi. L'ultima udienza è fissata all'inizio del 2023 e, se il giudice dovesse accogliere la richiesta dell'esercito capitolino, l'amministrazione non potrebbe fare altro che ricalcolare i compensi. «In caso di sentenze favorevoli, procederemo all'azione esecutiva», ha infatti dichiarato l'avvocato Giuseppe Pio Torcicollo, che assiste i dipendenti comunali.
Le progressioni
Ma ecco i fatti.
Se i ricorsi verranno accolti, il Campidoglio dovrà aumentare di un livello l'inquadramento dei dipendenti, che avrebbero anche diritto a percepire le differenze retributive maturate nelle buste paga dall'1 dicembre 2016 fino ad oggi. E il conto si preannuncia salato: 9.968.840 euro, secondo le stime fatte dal legale, circa 800 euro all'anno. Nel ricorso si legge che dagli atti emerge che «i ricorrenti nel 2016 possedevano ancora il livello economico conseguito molti anni prima» e che il Comune, «in violazione degli accordi sottoscritti negli anni 2010 e 2013, non ha indetto le Progressioni Economiche Orizzontali». Una procedura che, secondo i dipendenti capitolini, «è stata illegittima». L'avvocato Torcicollo, responsabile Pubblico impiego del coordinamento romano di Forza Italia, è fiducioso: «È evidente l'ingiustizia subita da migliaia di dipendenti comunali, ai quali il Campidoglio ha mantenuto bloccato il livello di inquadramento, e di conseguenza lo stipendio, per 6 anni e 9 mesi».
Non si tratta dell'unica causa pendente sulle buste paga: ci sono anche quella per il mancato riconoscimento delle progressioni economiche del 2020, e quella per il mancato pagamento di un'indennità da 66 euro al mese ad alcuni dipendenti negli anni 2015, 2016 e 2017: un altro conto da 600mila euro.