​Virginia Raggi assolta, adesso è resa dei conti con il M5S

Virginia Raggi assolta: adesso è resa dei conti con il M5S
di Michela Allegri
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Domenica 20 Dicembre 2020, 00:26

L’emozione è più forte della paura del contagio. Il sollievo, dopo quattro anni trascorsi tra inchiesta e processo, fa dimenticare per un attimo la pandemia in corso e non fa resistere alla tentazione di abbracciarsi, baciarsi, esultare stringendosi le mani. Quando i giudici della II sezione della Corte d’Appello di Roma escono dalla camera di consiglio e confermano la sentenza di assoluzione per la sindaca Virginia Raggi, accusata di falso in atto pubblico, il silenzio dell’aula Europa viene rotto da un applauso che mette fine - almeno fino al prossimo round in Cassazione - al processo che più ha fatto tremare il Campidoglio targato Cinquestelle: quello sulla promozione - poi revocata - di Renato Marra, fratello di Raffaele Marra, ex capo del Personale e, soprattutto, ex braccio destro della sindaca, già condannato per abuso d’ufficio per questa vicenda e anche per corruzione in un altro procedimento.

La giornata giudiziaria per la prima cittadina inizia alle 9,30.

La requisitoria del pg Emma D’Ortona dura pochissimo e si conclude con una richiesta di condanna: «La sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra e ha omesso di garantire l’obbligo che si astenesse nella nomina del fratello. Dieci mesi di reclusione, con l’accusa di falso documentale in atto pubblico». Poi, la discussione della difesa. L’avvocato Pierfrancesco Bruno, che insieme ai colleghi Emiliano Fasulo e Alessandro Mancori assiste la prima cittadina, parla poco più di un’ora. L’attesa: i giudici entrano in camera di consiglio. Escono alle 13 per la lettura del dispositivo: «La sentenza di primo grado viene confermata». La sindaca è assolta. I primi abbracci sono per il marito Andrea Severini, accanto ci sono i difensori, lo staff.

La reazione, a caldo, è composta ma ferma e le prime parole della sindaca sono proprio per chi era dentro l’aula, ad attendere insieme a lei. Non solo oggi, ma dal 2016: «Questa è una mia vittoria, del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco - ha detto Raggi - in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto, all’interno del M5S». E non solo. «Ora - aggiunge la sindaca - è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio. Chi ha la coscienza a posto non si offenda per queste parole ma tanti altri, almeno oggi, abbiano la decenza di tacere». In un post su Facebook chiede «silenzio» per il suo «fiore d’acciaio» anche il marito della Raggi: «Quattro anni di fango restituiti a chi ha provato con ogni mezzo ad abbatterla».

Raggi era accusata di avere mentito nella dichiarazione resa alla responsabile Anticorruzione del Comune, Mariarosa Turchi, quando aveva sostenuto che, nella procedura di nomina del fratello, Raffaele Marra aveva avuto un ruolo «meramente compilativo» e si era limitato a trascrivere le «determinazioni assunte» dalla prima cittadina.

Tutto era iniziato nel 2016 con la nomina - poi ritirata - di Renato Marra a capo del Dipartimento Turismo di Roma Capitale, mentre l’iscrizione della sindaca sul registro degli indagati era scattata il 9 gennaio 2017. All’epoca non era solo il “caso Marra” a scuotere il Campidoglio: Raggi era accusata anche di avere favorito Salvatore Romeo, che da funzionario comunale era stato promosso a capo della segreteria. Le contestazioni, inizialmente, erano falso e abuso d’ufficio per la vicenda Marra, e solamente abuso d’ufficio per quella di Romeo. Il 2 febbraio 2017, l’interrogatorio fiume a piazzale Clodio: Raggi era stata interrogata per quasi 9 ore dall’aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio, che le avevano chiesto anche conto di alcune polizze vita stipulate da Romeo e a lei intestate. Entrambe le accuse di abuso d’ufficio erano poi state archiviate: era rimasta in piedi solo la contestazione di falso per la dichiarazione resa all’Anac sulla nomina di Marra. Il processo si era aperto il 21 giugno 2018 e si era chiuso il 10 novembre: dopo 45 minuti di camera di consiglio, il giudice aveva assolto la sindaca dall’accusa «perché il fatto non costituisce reato». Per il magistrato, Raggi sarebbe stata vittima di un raggiro ordito dai fratelli Marra in suo danno. Ieri la sentenza di secondo grado con la conferma dell’assoluzione. Il ricorso della procura è stato respinto.
 

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