Prima la gelosia morbosa, il divieto di parlare con amiche e familiari, poi le botte sempre più forti, anche davanti al figlio di dieci anni. Eppure lei, così mingherlina e fragile davanti a quel compagno violento che è pure un energumeno, ha continuato a subire in silenzio, nel via vai dall’ospedale, a volte perché lui le aveva rotto i denti, oppure spezzato le braccia o causato persino un trauma cranico.
Rimaneva impietrita, incapace di reagire. Almeno fino a quando i poliziotti del VII Distretto San Giovanni non hanno voluto sentire in audizione protetta proprio quel bambino che ormai era diventato un “ometto” e che non sopportava più di vedere la mamma piangere e soffrire. Allora lei, dopo due anni di vessazioni, è crollata, si è resa conto che non poteva più subire, che suo figlio non poteva continuare a crescere nella violenza e nella finzione di una famiglia che non era più tale».
Nei confronti di E.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout