Roma, vigilessa lascia l’ufficio e fa la spesa. Finisce a processo con l'accusa di truffa

Ad aprile prossimo è attesa la sentenza del Tribunale

Lascia l’ufficio e fa la spesa, vigilessa finisce a processo
di Francesca De Martino
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Martedì 8 Febbraio 2022, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 16:10

Il tratto di strada da casa all’ufficio era così breve che strisciava il badge e poi tornava nel suo appartamento a sbrigare le faccende domestiche per poi tornare, come se niente fosse accaduto, sul posto di lavoro a fine turno. Di fatto, però, nelle ore di assenza, risultava in servizio seduta alla scrivania della sua stanza. O, ancora, quando lavorava in esterna ne approfittava per allontanarsi dalla sua zona di competenza per andare a fare la spesa. Ora una vigilessa del III comando Nomentano, M. T. I., 66 anni, su richiesta del pm Mario Pesci, rischia una condanna a due anni e due mesi di reclusione e 400 euro di multa.

L’accusa gli contesta la truffa aggravata ai danni del Campidoglio. Roma Capitale, che si è costituita parte civile nel processo, ha chiesto al giudice monocratico il risarcimento dei danni e una provvisionale di cinquemila euro.

Ad aprile prossimo è attesa la sentenza del Tribunale. I fatti contestati dalla Procura si sarebbero consumati solo dal 10 al 12 febbraio del 2016, ma secondo i colleghi, che l’hanno denunciata facendo partire le verifiche, era un’abitudine.

L’ACCUSA

Per l’accusa, la vigilessa avrebbe approfittato del suo orario di servizio per fare tutt’altro piuttosto che lavorare «inducendo in errore - si legge nel capo d’imputazione - l’amministrazione di appartenenza sulla durata dell’attività lavorativa prestata, così procurandosi un ingiusto profitto di 401,92 euro». A inizio turno strisciava il cartellino e poi spariva per occuparsi di faccende personali. Quando le toccava il lavoro in ufficio, approfittava di abitare a pochi passi dal III comando Nomentano, dove lavorava, per scappare a casa. Ma quando l’imputata doveva fare le uscite di servizio, si allontanava dal suo distretto di competenza, sempre per questioni personali. Poi, una volta finite tutte le faccende, si ripresentava al lavoro e timbrava l’uscita. Secondo quanto ha ricostruito il pm Pesci in aula, nel corso della requisitoria, l’imputata si sarebbe ritrovata spesso in tintoria a ritirare abiti oppure al mercato Trionfale a fare la spesa della giornata. In altri casi ancora, ha ricordato il magistrato, avrebbe portato a spasso il cane di un amico oppure si sarebbe incontrata con un conoscente. 

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