Roma, il vigile con la moglie estetista verrà sospeso. Lui: «Non l'ho accompagnata io»

Roma, il vigile con la moglie estetista verrà sospeso. Lui: «Non l'ho accompagnata io»
di Alessia Marani
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Giovedì 7 Maggio 2020, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 08:36

A incastrarlo è stata una soffiata dei suoi stessi colleghi. Del resto non poteva passare inosservato l'ingresso di una persona esterna nella sede del Nucleo del Pics, il Pronto intervento centro storico, dei vigili quando per le disposizioni anti-Covid nessuno poteva accedere agli uffici. Figuriamoci una estetista, moglie di un collega, per fare la manicure alle vigilesse. Adesso l'agente, che è anche un sindacalista dell'Ospol, rischia grosso e per lui si profila all'orizzonte il trasferimento, se non la sospensione dall'incarico. Dopo le sedute di bellezza proibite, avvenute il 6 e 7 aprile, il Comando della Polizia locale ha avviato un'indagine interna destinata a tradursi oltre che in un procedimento disciplinare al Dipartimento Risorse Umane del Campidoglio anche in una inchiesta della Procura di Roma.

Coronavirus Roma, il vigile con la moglie estetista: manicure in ufficio alle colleghe, denunciato

Peculato d'uso (in relazione all'utilizzo improprio del posto di lavoro), omissione d'atti d'ufficio, fino all'epidemia colposa in concorso le ipotesi di reato. Per la moglie scatterà una multa salatissima per essere uscita di casa senza un valido motivo e per avere esercitato una attività in quel momento - e a tutt'oggi - vietata. Centri estetici e parrucchieri, infatti, sono tra le categorie che ancora non possono in alcun modo lavorare nel rispetto delle misure di contenimento del contagio del coronavirus. Tutto questo non aveva impedito al vigile, P.B.D.A. di favorire l'attività della compagna che avrebbe intascato qualche decina di euro per occuparsi della cura e della ricostruzione delle unghie di tre vigilesse.

VELENI E PROTESTE
Insomma, mentre i colleghi erano impegnati sul territorio proprio a fare rispettare le regole (una media di 15mila controlli al giorno effettuati dai caschi bianchi capitolini), c'era chi, con la divisa addosso, le violava per primo. Fatto che non è andato giù, innanzitutto, proprio a qualche altro collega a cui la nail art improvvisata in sede, al rientro dai servizi esterni, non è passata inosservata. L'agente sotto inchiesta preferisce non parlare. In passato aveva subito una sospensione legata a vicende per cui era stato assolto. Nell'ultimo periodo si era contraddistinto per avere reclamato la corresponsione di uno straordinario da 450 euro per eseguire i controlli anti-coronavirus in strada in concomitanza dei giorni festivi. Protesta che, però, non aveva avuto grande seguito all'interno del Corpo.

«NON L'HO PORTATA LÌ»
«No comment», dice sulla vicenda. Sostiene di non avere ancora ricevuto gli atti. Deve ancora discuterne con il proprio avvocato, lasciando intendere che se tutto finirà in mano ai pm, sarà nelle aule giudiziarie che la vicenda verrà chiarita. Solo una cosa si lascia sfuggire: «Io non ho accompagnato proprio nessuno al comando». Insomma, la vicenda è solo all'inizio.

Le vigilesse sarebbero già state sentite in un audit interno e si sarebbero giustificate dicendo di avere preso un'ora di permesso e, quindi, di non avere agito in orario di lavoro. Saranno comunque sottoposte anche loro a un procedimento disciplinare.

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