Roma, vicino stalker condannato: insulti e minacce al figlio disabile. «Ora vi sparo alla testa»

Lunghezza, l’uomo aveva forato le gomme dell’auto della donna e pedinato suo figlio

«Ora vi sparo alla testa», insulti e minacce al figlio disabile. Vicino stalker condannato
di Erika Chilelli
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 14:59

Era cominciata come una banale lite tra vicini, ma presto, per una donna e i suoi due figli, uno disabile, i contrasti con i vicini di casa si sono trasformati in un incubo: le gomme dell’auto bucate, insulti sessisti e irripetibili e minacce: «Ti sparo in testa, sei una morta di fame». E al bambino: «Sei un mongoloide». I contrasti erano iniziati per l’eccesso di rumori che, secondo l’imputato, provenivano dall’appartamento del piano di sopra, in un palazzo in zona Lunghezza. Troppo trambusto per il quarantottenne e la sua famiglia. Per questo l’uomo avrebbe cominciato a molestare la vicina e il ragazzino disabile terrorizzandoli: ieri è stato condannato per stalking, aggravato dal fatto che le molestie fossero anche ai danni di un minorenne, a un anno e due mesi. 

LA VICENDA

L’imputato, che abitava con la moglie, spesso protestava contro la signora del piano di sopra.

La situazione è presto degenerata e nel luglio del 2019 sono cominciate le minacce e i gesti persecutori. Una situazione che avrebbe determinato nella vicina una condizione di soggezione e disagio, tanto da indurla a temere per la propria incolumità e per quella del figlio minorenne e disabile. Per questo la signora aveva più volte richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Soprattutto dopo che per due volte aveva trovato le ruote della sua auto bucate. Le condotte si sarebbero ripetute per più di un anno, secondo quanto ricostruito dalla procura. L’uomo avrebbe più volte seguito il ragazzo insultandolo e minacciandolo di morte: «Tra due anni fai una brutta fine, hai la faccia da mongoloide». E così anche il figlio si era trovato in un grave stato emotivo di ansia, con un calo del rendimento scolastico. Più volte la parte civile, che alla fine ha deciso di sporgere denuncia, si è trovata terrorizzata, da sola con i suoi ragazzi, mentre l’uomo prendeva a calci la porta per spingerla ad aprirgli, mentre minacciava di morte lei e il figlio. In alcune occasioni al suo rientro, la signora aveva trovato il vicino fuori ad attenderla. E l’uomo, urlando l’aveva ancora minacciata e insultata. 

IL CODICE ROSSO

La situazione di grande tensione aveva portato la signora a cambiare le sue abitudini: dal rientro in orari diversi, all’affitto di un posto auto, per parcheggiare in garage. E ravvisando una situazione di concreto pericolo per la donna, la magistratura aveva disposto un divieto di avvicinamento dell’uomo all’abitazione della vicina. «Erano offese e non minacce», sostiene ora l’avvocato dell’imputato, secondo il quale il comportamento dell’uomo è stato solo una reazione alla condotta della vicina di casa, riferendosi ai troppi rumori che lo hanno spinto anche a vendere la propria abitazione. La difesa ieri aveva così chiesto l’assoluzione, a fronte di una pena di un anno e quattro mesi sollecitata dalla procura. Il Tribunale ha invece accolto la ricostruzione dell’accusa e, oltre alla pena di un anno e due mesi, ha disposto una provvisionale di duemila euro. 
Il procedimento aveva avuto un canale preferenziale in procura, in base al codice rosso: le nuove norme sulla violenza integrate dalla legge nel 2019. Il Codice Rosso prevede, infatti, una maggiore velocità dei tempi del procedimento penale e dei provvedimenti a protezione delle vittime, oltre ad un aumento delle pene per alcune tipologie di reato. 
 

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