Roma, Verdone al Tufello 40 anni dopo "Un sacco bello", targa al palo della morte: «Qui non c'era nulla»

Verdone al Tufello 40 anni dopo "Un sacco bello": «Qui non c'era nulla»
di Mario Ajello
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Sabato 25 Luglio 2020, 07:18

Hanno riasfaltato la strada, che era piena di buche, l'altra sera. Alla vigilia dell'arrivo di Carlo Verdone, 40 anni dopo, qui a via Giovanni Conti. Quando il regista e attore romano girò il suo primo film, Un sacco bello, questa non era neanche periferia. «Era proprio campagna, io ci venivo a portare le pecore a spasso», racconta Amedeo, 70 anni, che abita in uno di questi palazzoni («L'ascensore è sempre rotto». Anche l'ascensore sociale). Sotto al civico 252, da cui dovevano partire a ferragosto Enzo e Sergio per andare a rimorchiare a Cracovia, ci sono con 40 anni di più addosso Verdone e Renato Scarpa. Insieme a migliaia di romani, per lo più in mascherina, venuti ad omaggiarli e a celebrare quel primo ciak di Un sacco bello dell'agosto 79 e anche quella Roma che era tanto diversa da questa. «Più poetica, con tipi umani meno omologati. Oggi Enzo sarebbe un tizio pieno di cocaina. E andrebbe a Ibiza», dice Verdone.
Purtroppo con Verdone e Scarpa manca Mario Brega, perché non c'è più, e che peccato. Interpretò in Un sacco bello il papà del giovane mistico-alternativo-babbeo, e resta immortale la scena in cui grida all'amica del figlio (e figlio dei fiori) - che gli dà del «fascio» - «io nun so' communista così ma communista cosììì...!!!» (e alza rabbiosamente due pugni chiusi e non uno soltanto). Ora racconta Fulvio, infermiere in pensione, uno di quelli venuti a festeggiare Verdone: «Brega arrivò al Gemelli a farsi operare al femore, era simpaticissimo anche in sala operatoria anche se moriva di paura. Ci disse: nun sapete quanto m'è costato dove' arza' due pugni chiusi in Un sacco bello. Io so' de destra e pure laziale».



LA SPIDER
E er palo de la morte? A quel traliccio su via Conti, ai quei tempi ancora mezza sterrata, Enzo il bullo e il riluttante Sergio («Facevo la parte del pirla e Sergio Leone mi disse: come tonto sei perfetto», ricorda ora Scarpa) si danno appuntamento per l'improbabilissima gita a Cracovia. Ma dal 93 er palo de la morte a Valmelaina l'hanno tolto. Anche se ogni ferragosto i fan di Verdone vanno nel luogo dove stava il traliccio e festeggiano e si fanno i selfie. Restano invece i torrioni, allora in costruzione, dei palazzi e sotto al civico 252 non c'è più la Fiat Dino scappottata, nera e coatta di Enzo con sedili ribaltabili per far saltare le polacche (e che peccato che non ci sia più, pare che se la sia comprata qualcuno a 80mila euro: «Io tutti quei soldi non ce li avrei spesi», dice Verdone ieri alla folla) ma a fare le sue veci ecco una alfetta anni 70 rimediata per l'occasione, ricordando Bianco, Rosso e Verdone. Dall'altra parte della strada, una targa ricorda il film e Verdone inaugura questo piccolo monumento alla Roma che fu. Stava nascendo il quartiere di Vigne Nuove, qui di fronte c'era la collinetta con le galline dove la gente andava a comprare le uova e dove Ettore Scola girò alcune scene di Brutti, sporchi e cattivi, e non c'erano gli alberi, era tutto brullo e «la solitudine era tale e tanta - racconta Verdone - che appena vidi questo posto dissi: è questo che mi serve per il film!». Nel quale da uno dei piani, ancora in costruzione, del palazzo quasi alla rotonda s'affaccia un muratore e grida: «Ma li mortacci vostraaaa». Rivolto a Enzo che mima con Sergio sul sedile ribaltabile della spider i futuri immaginari amplessi che avrebbero compiuto a Cracovia. «Oggi Enzo andrebbe a Ibiza», dice Verdone. E ieri un gruppo di ragazzi, rievocando l'episodio di Carlo figlio dei fiori, gli gridano: «Ce lo rifaiii?». E lui, in un maccheronico inglese-romanesco strascicato un po' hare krishna: «Love, love, love». Peccato che non ci sia Brega per continuare con le citazioni, per esempio quando nel film dice: «Ma n padre pò avè un fijio così, senza na casa, senza na famijia, co e pezze ar culo, ai semafori a chiede l'elemosina?!». Andando via però Verdone mima il grande Enzo che cerca disperatamente proseliti per la spedizione amorosa nell'est: «No, io t'avevo telefonato per sapè come t'eri messo per Ferragosto perché c'avevo un progetto abbastanza ... Ah, lo passi co tu' moje! Vabbè... vabbè... eh, sarà per n'altra volta... d'accordo... buon Ferragosto, allora... anche a tua moglie!».

LA FOLLA
Il film comunque è stato proiettato ieri sera al Cinevillage Parco Talenti. E il presidente del Municipio, Caudo, è tutto contento di farsi pubblicità con Verdone. Ma la folla a Vigne Nuove, con tanta ressa e molte mascherine, gli grida mentre lui fa il comizio: «Ma fai parla' Carlo, ma che ce frega de te!». Verdone racconta che Morricone fece le musiche per quel film senza averlo ancora visto: «Poi vedendolo le ritoccò appena». E nella folla di ragazzi e persone di tutte le età, ecco Alessandro, trentenne, meccanico. «Mi sa - racconta - che questo posto per certi versi era meglio 40 anni fa e per certi versi è meglio oggi. Allora c'erano più tossici che s'imboscavano per farsi le pere, oggi c'è più immondizia». Però ogni tanto una squadretta della Lega salvinista, armata di scope, viene a pulire queste vie. «E che tristezza», dice Ottavio, pensionato Atac: «Un tempo qui eravamo communisti come Mario Brega e ora forse ce tocca vota' la Meloni».
 

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