Verdone e l'Expo 2030: «Non solo aperitivi o B&B, a Roma serve un rilancio. Ma i rifiuti vanno raccolti»

L'attore e regista: "E' un'occasione da non perdere, però bisogna sconfiggere la burocrazia"

Verdone e l'Expo 2030: «Non solo aperitivi o B&B, a Roma serve un rilancio. Ma i rifiuti vanno raccolti»
di Gloria Satta
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Mercoledì 22 Giugno 2022, 06:14

«Una grande occasione che Roma non può assolutamente lasciarsi sfuggire». Così Carlo Verdone definisce la possibilità che l'Expo 2030 si svolga nella Capitale. Il popolare attore e regista, romano innamorato della propria città e in prima linea quando c'è da denunciarne le magagne allo scopo di migliorarla, è tra i sostenitori più convinti della candidatura di Roma ad ospitare l'Esposizione Universale. Una sfida da vincere con altre grandi città, come Riad e Busan, che si sono già fatte avanti in attesa della decisione del Bie (Bureau International des Expositions) prevista a novembre 2023.

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Perché l'Expo 2030 è una grande occasione?
«Perché permetterebbe a Roma di ripartire. Le offrirebbe il dovuto restyling visto che oggi, e mi piange il cuore dirlo, la città è in declino sotto tutti i punti di vista».


Cosa intende?
«Al di là dei problemi cronici come le buche, l'immondizia e la burocrazia, negli ultimi mesi hanno chiuso alberghi, ristoranti, negozi e tante altre attività. E la pandemia ha aggravato la situazione. Per rimettere in piedi Roma e farla ripartire seriamente servirebbe proprio un evento globale come l'Expo. Un po' com'è successo nel 2000 quando, per il Giubileo, la città venne rinnovata con iniziative e infrastrutture».


Quali sono, secondo lei, le armi vincenti di Roma per battere le metropoli concorrenti?
«Innanzitutto la capacità straordinaria di attrarre il turismo: la Città Eterna non ha bisogno di presentazioni perché è conosciuta e amata in tutto il mondo. Poi c'è la nostra storia millenaria, c'è l'arte, ci sono i monumenti e i capolavori che tutto il mondo ci invidia. Ma non possiamo vivere di rendita sulla cultura e le glorie del passato. Roma ha anche bisogno di ripensare sé stessa in chiave moderna, guardando al futuro».


La città ha le risorse per vincere la sfida dell'Expo?
«Senza alcun dubbio. Esistono tanti imprenditori capaci e motivati che hanno voglia di lavorare per far ripartire la Capitale. Bisogna scegliere i migliori secondo onestà e trasparenza, senza imbrogli o scandali. E queste persone vanno messe in condizione di lavorare immediatamente, il 2030 è dietro l'angolo.

Tenendo presente che un altro grande appuntamento, il Giubileo 2025, consentirebbe di operare in sinergia. Non si può perdere tempo. Ma bisogna fare attenzione al più grande nemico, sabotatore di qualunque progetto o iniziativa: la burocrazia, il male peggiore di Roma».


Da romano, quali interventi ritiene necessari in vista dell'Expo?
«Ovviamente andrebbe risolto una volta per tutte il problema dell'immondizia. E le strade andrebbero riparate, soprattutto quelle più pericolose. Servono interventi radicali, al riparo dai tabù: mi riferisco ai sampietrini che potrebbero rimanere nel centro storico, per carità, ma dove rappresentano un intralcio andrebbero rimossi. Bisognerebbe inoltre potenziare le periferie perché la città non è soltanto Piazza Navona, il Pantheon o il Colosseo. E poi mi sta a cuore lo Stadio Flaminio».


In che senso?
«Mi fa male vederlo in uno stato di totale decomposizione. Qualcuno ci dica cosa vogliamo farne. È recuperabile? Se sì, bisogna assolutamente restaurarlo. Ma se non lo è, che venga abbattuto. È semplicemente indecente lasciarlo nell'attuale stato di degrado».


Secondo lei, i romani accetterebbero di convivere con gli inevitabili disagi provocati dai lavori per l'Expo?
«I romani hanno solo bisogno di buoni esempi: se vedessero gente capace e onesta, animata dalla voglia di fare il bene di Roma, si adeguerebbero di buon grado e sopporterebbero anche qualche disagio. Perché amano la loro città».


Che ricadute bisogna aspettarsi, secondo lei, da un grande evento come l'Esposizione Universale?
«Il riscatto di Roma. L'appuntamento provocherebbe la riapertura di attività ed esercizi, consentirebbe la ripresa dell'economia cittadina, migliorerebbe la vivibilità urbana, favorirebbe l'adeguamento tecnologico. Il mondo intero deve sapere quante e quali potenzialità ha la Capitale che non può essere ridotta alla città degli aperitivi, famosa solo per ragioni culinarie, o per i suoi mille bed & breakfast...Bisogna assolutamente sostenere la candidatura all'Expo 2030. Proprio perché vogliamo bene a Roma e desideriamo che torni a risplendere».
 

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