Vaccino obbligatorio nel Lazio, D’Amato al governo: «È la barriera contro Omicron»

L’assessore regionale: «Terze dosi partite tardi, bisogna recuperare il tempo perduto»

Vaccino obbligatorio nel Lazio, la richiesta dell’assessore alla Sanità D’Amato al governo: «È la barriera contro Omicron»
di Francesco Pacifico
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 19:32

«Il governo deve introdurre l’obbligo vaccinale. Faccio l’esempio del Lazio: ci sono ancora 400mila persone non vaccinate. Potranno sembrare poche rispetto a una popolazione di quasi 6 milioni. Ma in termini assoluti è un numero altissimo, che mette a rischio gli altri abitanti. Certo, stiamo iniettando ogni giorno 2mila prime dosi e non è poco. Ma abbiamo fatto di tutto per convincerli e ormai l’unico modo per sradicare questo zoccolo duro è l’obbligo vaccinale. Per questo chiedo all’esecutivo di introdurlo su tutto il territorio nazionale». Parole che Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, pronuncia mentre il governo si accinge a seguire una direzione diversa: estendere il Super Green pass ad altre categorie di lavoratori, imporne l’uso sui mezzi pubblici, accorciare la durata della certificazione verde, costringere chi va in altri luoghi dove ci sono manifestazioni pubbliche a entrare solo con il tampone. Mentre si traccheggia sull’obbligo di vaccinazione.


Assessore, la sua posizione è opposta a quella del governo?
«Sì, il mio approccio è diverso. Personalmente, quando si dice che oltre al Super Green pass ci vuole un tampone per andare al cinema, si manda un messaggio sbagliato: si rischia di sostenere che la copertura della vaccinazione sia poco efficace. E che questo farmaco non sia l’arma principale contro il Covid. Invece abbiamo visto che la dose booster ha aumentato le difese contro le varianti».
Quali sono ora gli obiettivi?
«Dobbiamo correre con le dosi di richiamo e spingere chi non lo ha ancora fatto, a vaccinarsi. Non ci sono altre strade per alzare un’ulteriore barriera contro la variante Omicron. Se fossimo partiti un mese prima con il booster, ora avremmo raddoppiato la platea degli immunizzati. Si deve recuperare il tempo perduto e a questo punto non ci resta che l’obbligo vaccinale». 
Più tamponi contro il tracciamento non sembrano un male.
«Il contact tracing è importante e noi abbiamo anche aumentato gli slot in alcuni hub dove si sono registrate delle file. Ma i tamponi non sono uno strumento per arginare il virus: capita che il giorno nel quale ti sottoponi risulti negativo, ma magari stai già incubando la malattia. Quello che serve è vaccinarsi. E, lo ripeterò fino alla noia, per questo dobbiamo andare verso l’obbligo, limitando anche la circolazione di chi non si è immunizzato». 
Il professor Guido Rasi, consulente del commissario Figliuolo, ha sostenuto che siamo vicini al ritorno in zona arancione, non gialla.
«Rispetto il professor Rasi, ma sul monitoraggio dobbiamo attenerci al metodo finora seguito.

Prevede che queste valutazioni siano fatte settimanalmente e condivise nella cabina di regia tra governo e Regioni. Per esempio, l’ultimo monitoraggio dava il Lazio in fascia bianca e il prossimo farà lo stesso. Ma il tema oggi non è la colorazione, perché per esempio il governatore Zingaretti introdurrà a breve misure già previste in zona gialla come l’obbligo di portare la mascherina anche all’aperto. E non ne escludiamo neppure altre come l’uso delle Ffp2 sui bus o di accorciare i tempi dei controlli con tamponi ai medici, che oggi si fanno ogni 15 giorni. La questione vera, per evitare soprattutto una maggiore pressione sugli ospedali, è imporre l’obbligo di vaccini a tutti e tranquillizzare gli italiani sulla bontà del farmaco».

 


Allora si metta nei panni di chi legge che la Omicron “buca” i vaccini.
«E sono falsità, perché tutti gli studi stanno dimostrando che i vaccini riducono i rischi di contagio con tutte le varianti. Ci tengo a dire che dobbiamo tutti mantenere la calma e non seguire inutili allarmismi. Anche perché se si spiega la situazione alle persone, come dimostra la corsa nel Lazio dei genitori a vaccinare i bambini - l’hanno fatto in 12mila - poi la gente ti segue».
Tra pochi giorni è Natale, poi verrà Capodanno. Non crede che in questa fase sarebbe il caso di emanare più restrizioni su cenoni e veglioni?
«Vedremo nei prossimi giorni con i dati aggiornati sui contagi. Però ricordo che alle restrizioni devono anche seguire i controlli. Per esperienza, sono convinto che prima bisogna dare alle gente indicazioni chiare e semplici. Per esempio, per la cena di Capodanno compresa quella a casa, io consiglio a tutti di chiedere ai propri commensali il Super Green pass e di invitare solo dei vaccinati, perché vanno create delle bolle di sicurezza pure in famiglia. Poi i comportamenti da seguire sono sempre gli stessi: distanziamento, lavaggio delle mani, farsi un tampone, non frequentare altre persone se ci sono anche piccoli sintomi influenzali».
Non teme neanche gli assembramenti nelle discoteche?
«La legge già oggi parla chiaro: ci deve essere il distanziamento tra chi balla e se sale il numero di contagi e scatta un cambio di fascia aumenta anche il contingentamento nei locali. Cioè entra meno gente. Ripeto, manteniamo la calma, vacciniamoci e rispettiamo regole che sono molte semplici».

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