Vaccino Lazio, non utilizzata una fiala su 3: il tesoretto nei frigoriferi

Vaccino Lazio, non utilizzata una fiala su 3: il tesoretto nei frigoriferi
di Francesco Pacifico
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Martedì 2 Marzo 2021, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 05:12

Con l'ultima consegna arrivata e stoccata nelle scorse ore, salgano a 178.570 le dosi di vaccini non utilizzate nel Lazio, ancora nei frigoriferi delle Asl. Per la maggior parte sono marcati AstraZeneca. Questi i numeri forniti dal ministero della Salute nel suo screening quotidiano di una campagna, che sconta ancora forniture incerte e poco consistenti. Nella nostra Regione, in pratica, il 30 per cento delle fiale non è stato ancora inoculato, mentre da ieri si è partiti anche con i 65enni (gli viene iniettato AstraZeneca) e i malati fragili sotto gli 80anni o affetti da patologie tumorali con Pfizer e Moderna.

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Va, però, ricordato che il governo ha consigliato alle Regioni di tenere una scorta per i richiami.

Ma nelle prossime ore qualcosa potrebbe cambiare, visto che il Regno Unito ha disposto, per l'uso di AstraZeneca, una sola inoculazione e non le due previste finora, mentre a questo modello guarderebbe anche il premier Mario Draghi, tranquillizzato anche da recenti studi che arrivano da Oltremanica. Senza dimenticare che quest'ipotesi è anche al vaglio dell'Ema, l'autorità farmaceutica della Ue, e in Italia l'Aifa non esclude di autorizzare il farmaco prodotto dalla multinazionale anglosvedese anche per chi più di 65 anni.


PREVISIONI E SPERANZE


Di conseguenza, lo scenario dovrebbe cambiare radicalmente a breve, mentre le autorità sanitarie nazionali e quelle locali devono fare i conti con tagli nelle forniture. Per il Lazio, per esempio, AstraZeneca ha ridotto di 40mila fiale le consegne la scorsa settimana e di 30mila per quella attuale.
Anche la Regione Lazio guarda alle nuove modalità di uso dei vaccini, tenendo conto che un'inversione di tendenza nei flussi potrebbe arrivare soltanto con l'approvazione di Johnson&Johnson, attesa per metà di questo mese: il colosso americano dovrebbe inviare nel secondo trimestre sul nostro territorio quasi un milione di fiale, che secondo l'assessore Alessio D'Amato permetterebbero, unite alle dosi delle altre compagnie, alla macchina vaccinale di «immunizzare circa 2 milioni di persone tra aprile e maggio».


Cauti in via Cristoforo Colombo. «Non faremo le barricate se ci consentiranno di utilizzare a breve, da subito, le dosi utilizzate per le scorte. Anche perché - tra centri vaccinali, studi dei medici di base, oltre i servizi a domicilio - la nostra macchina lavora, quando va bene, alla metà dei ritmi per i quali è stata predisposta». Tradotto, per mancanza di fiale, le inoculazioni in Regione non hanno mai superato le 16mila unità contro le 30mila che si potrebbero effettuare con scorte adeguate. Anzi, - e soffermandosi sul farmaco della casa anglosvedese che permette anche di aspettare 12 settimane per la seconda dose - le prime stime che girano in Regione dicono che, usando un terzo delle fiale accantonate (poco meno di 60mila), si potrebbero terminare già ad aprile le prime immunizzazioni per la fascia 60-65 (circa 370mila persone), avviare le seconde dosi o concludere la totalecopertura per personale sanitario e forze dell'ordine.

Se l'assessore D'Amato pubblicamente non nasconde i dubbi sull'attendibilità dei fornitori, in via Cristoforo Colombo aspettano soltanto l'autorizzazione dal governo per poter mettere mano alle fiale tenute in frigorifero per motivi precauzionali. Ma non è soltanto questa l'unica strada per accelerare la campagna: nei giorni scorsi la Regione ha assoldato anche i medici delle guardie mediche e di servizio, mentre si sta lavorando dietro le quinte per mettere in campo anche gli operatori sanitari militari. In questo modo i centri vaccinali potrebbero raggiungere anche il target massimo: 600mila inoculazioni al mese.

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