Covid Lazio, l’assessore D’Amato: «Il rilancio passa dal Centro, qui produrremo i vaccini»

Covid Lazio, l’assessore D’Amato: «Il rilancio passa dal Centro, qui produrremo i vaccini»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 10 Aprile 2021, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 09:42

«Il rilancio della macro regione del centro Italia può giocarsi su più campi, valorizzando competenze ed energie di cui questo territorio è ricco. Si deve lavorare insieme perché Roma sia scelta come sede della nuova autorità dell’Unione europea di preparazione e risposta alle emergenze sanitarie. Si chiama Hera, vogliamo ospitarla nei locali dell’ex Forlanini. Ancora: nel Lazio e in Toscana ci sono distretti industriali farmaceutici di eccellenza che possono avere un ruolo da protagonista nella produzione dei vaccini anti Covid. Più in generale sarebbe importante anche un sistema di fiscalità agevolata per alcune filiere produttive come ha proposto anche il sottosegretario Durigon».

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Alessio D’Amato, assessore alla Salute della Regione Lazio, guarda con interesse al dibattito sul potenziale del centro Italia che si sta sviluppando sul Messaggero. Che ruolo possono giocare le regioni del centro del Paese?
«Sono rimasto molto interessato dagli interventi che il Messaggero ha ospitato in questi giorni, ad esempio le parole spese dal sindaco di Firenze, Dario Nardella.

E il patto proposto dal presidente Zingaretti sempre dalle colonne del giornale. Condivido questo progetto perché l’Italia centrale può divenire un volano per l’economia e lo sviluppo. Fino ad oggi invece ha rischiato di essere schiacciata tra una visione dell’Italia che mette da una parte il nord e dall’altra il sud. Guardiamo alla risposta alla pandemia, ad esempio».

Che lezione viene da questi mesi drammatici?
«Oggettivamente Roma e il Lazio hanno saputo dare una risposta che supera gli stereotipi sull’efficienza che si vorrebbe prerogativa solo del nord. Questo è riconosciuto da tutti. Allora, pensiamo al potenziale che c’è a Roma e in tutto il centro Italia sul fronte delle scienze della vita e della ricerca. Lazio, Toscana ma anche Abruzzo rappresentano il 60 per cento dell’export dell’industria farmaceutica. Il Lazio da solo vale 11,4 miliardi di euro, molto più della Lombardia. Per quanto riguarda il distretto industriale farmaceutico, con eccellenze a livello mondiale, Lazio e Toscana hanno un peso specifico notevole. Per questo dico che la macroregione del centro Italia potrà giocare un ruolo decisivo per la produzione dei vaccini, che ci renderà autonomi nelle prossime campagne di vaccinazione anti Covid».

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La ricerca va oltre al farmaceutico e al biomedico.
«Per questo parlo di potenziale enorme: guardiamo alle università prestigiose a Roma ma anche in Toscana e in Umbria. Penso anche all’Istituto di fisica nucleare di Frascati, al laboratorio del Gran Sasso in Abruzzo, ai centri di ricerca in Toscana dove si producono gli anticorpi monoclonali anti Covid. Sono solo esempi. Ma tutto questo va messo a sistema, perché diventi un volano di sviluppo. Qui c’è il cuore pulsante della ricerca, di qui può ripartire la ripresa se sapremo fare sistema».

Lei ha anche proposto di scegliere Roma come sede di una nuova autorità europea.
«Sì, si chiama Hera, Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie. Insieme al presidente Nicola Zingaretti stiamo presentando una proposta ufficiale al governo italiano perché proprio Roma diventi la sede ufficiale. Abbiamo le carte in regola e una struttura prestigiosa dove ospitarla: i padiglioni del vecchio ospedale Forlanini, dove ci sarebbero spazi a sufficienza. Penso che a sostegno di questa candidatura dovrebbe esserci una forte mobilitazione. So che anche Padova vuole presentare la propria candidatura, per carità una opzione di alto livello, ma Roma secondo me sarebbe la sede ideale».

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Anche per i collegamenti.
«Esatto, Roma ha l’aeroporto italiano più importante che in questa pandemia ha dato, grazie ad Adr, alla Regione e allo Spallanzani, la risposta più tempestiva, con i tamponi prima e dopo la partenza. Siamo diventati, anche in questo, un punto di riferimento internazionale. Però sul fronte dei trasporti se pensiamo al “sistema Italia centrale”, mentre funzionano i collegamenti dell’alta velocità sulla dorsale tirrenica, bisogna investire per migliorare quelli tra una costa e l’altra. Il centro Italia deve sapere fare massa critica, ci vivono 11-12 milioni di abitanti, ci sono importanti competenze ed energie».

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