L’impatto dei ritardi di Pfizer sulla campagna di vaccinazione del Lazio si vedrà a pieno solo tra 14 giorni, quando si capirà se le forniture del colosso della farmaceutica Usa torneranno a crescere secondo i ritmi programmati o se la frenata sarà più pesante di quella annunciata a sorpresa il 15 gennaio. Ma una cosa è certa: il piano di somministrazione delle dosi, a Roma e nelle province, ha già iniziato a ridimensionarsi. Dopo la sperimentazione di ieri allo Spallanzani, da questa settimana inizieranno ad essere vaccinati anche gli ultra-ottantenni che non sono ricoverati in ospedale o nelle Rsa. Ma le Asl saranno costrette a creare un discrimine, dato che le scorte nei frigo saranno dimezzate rispetto alle previsioni: ai medici di base è stato chiesto di «selezionare» i pazienti prioritari. Cardiopatici, diabetici, ipertesi, malati oncologici o di broncopolmonite. «Abbiamo chiesto ai medici di famiglia i file con una selezione dei mutuati, con le dosi dobbiamo essere prudenti», spiega Simona Ursino, direttrice del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’Asl Roma 4. «Abbiamo appena spedito la lettera: prima andranno vaccinati i pazienti più a rischio, con patologie croniche. Inizieremo con gli over 80 martedì (domani, ndr), l’inoculazione avverrà nei centri Asl, in attesa che si attrezzino gli studi».
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IL RECLUTAMENTO
Il bando della Regione per reclutare i dottori di famiglia scade il 22 gennaio.
I TEMPI
Ieri il Lazio ha superato quota 106mila vaccinati, ma da questa settimana sarà costretto a rallentare: anziché passare da 5mila a 10mila dosi al giorno, rimarrà a quota 5mila. Compresi i richiami di chi ha già ricevuto la prima iniezione. Gli over 80 sono 463mila. Finora ne sono stati vaccinati circa 8mila, quasi tutti nelle strutture per anziani, nei grandi ospedali oppure in riabilitazione. Ieri i primi 500 ultra-ottantenni non ricoverati hanno ricevuto l’iniezione allo Spallanzani . Nei prossimi giorni la sperimentazione proseguirà con gli anziani del distretto sanitario “12” di Monteverde. Avrebbe dovuto essere l’avvio di una campagna su larga scala, per vaccinare quasi mezzo milione di persone in 6 settimane. Ma con le forniture al ralenti quell’orizzonte è già stato stralciato dallo scadenzario regionale. I contagi iniziano a decelerare, per fortuna. L’«effetto Capodanno», spiegano dall’Uscar, l’unità speciale dei tamponi, non si è visto. Dopo l’impennata dei cluster natalizi, la curva comincia a raffreddarsi, anche se crescono i ricoveri in rianimazione (296 posti occupati, +10). Ieri nel bollettino sono stati annotati 1.243 nuovi infetti (-39) su 23mila test. I casi a Roma città sono scesi a 500. Un livello che, con il Lazio appena entrato in fascia arancione e restrizioni più severe, secondo l’Unità di crisi Covid si dovrebbe ulteriormente abbassare.