Vaccini, il piano rallenta nel Lazio: over 80 immuni a giugno. Certificato entro metà marzo

Vaccini, il piano rallenta nel Lazio: over 80 immuni a giugno. Certificato entro metà marzo
di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
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Domenica 7 Marzo 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:58

Il Lazio è la prima Regione d’Italia a istituire il “certificato vaccinale” per chi ha ricevuto le dosi ed è dunque immune, ma la strada verso la copertura di un numero sufficiente di persone necessaria a mitigare il virus del Covid è ancora molto lunga. Con gli over 80 che finiranno il percorso tra la fine di maggio e giugno. 

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La proporzione è presto fatta: a fronte di quasi 6 milioni di residenti a ieri ne erano stati vaccinati 525.442, ovvero il 9% della popolazione complessiva.

Non solo. Di questi, non tutti hanno ricevuto già la seconda dose di richiamo. Gli immuni totali sono infatti 150.593, il 28,6% dei vaccinati e appena il 2,6% di tutti i residenti della Regione. Complice il valzer sulle consegne delle dosi, la categoria che per prima - dopo il comparto sanitario - ha iniziato a vaccinarsi, quella cioè degli over 80, concluderà il ciclo non prima di giugno. In tutto il territorio si contano infatti circa 400 mila persone che rientrano in questa categoria e benché il Lazio sia la Regione che ha vaccinato più anziani, all’appello ne restano ancora 266.216 dal momento che quelli tra gli 80 e gli 89 anni che hanno ricevuto una dose sono 133.784.

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Ad Anzio una 84enne chiuderà il suo percorso alla fine di maggio, non è l’unica. Le dosi in arrivo poi serviranno anche a coprire altre categorie - finire i sanitari, i docenti, le forze dell’ordine - e con l’avvio delle prime somministrazioni anche per chi ha tra i 65 e i 64 anni e chi ha tra i 79 e i 78 la strada resta in salita. 


LE CONSEGNE


Entro la fine di aprile, a condizioni correnti e senza contare il contributo del vaccino Johnson & Johnson (di cui si attendono un milione di dosi ma non è certa la data delle prime consegne), il Lazio dovrà ricevere circa 960 mila fiale dei tre vaccini oggi autorizzati: Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Le consegne settimanali da metà marzo dovrebbero stabilizzarsi in questo modo: 66 mila per la Pfizer, 24 mila per la Moderna e 70 mila per AstraZeneca.

«Ne dovremmo ricevere molte di più - commenta il primario di Tor Vergata e numero uno della Società Italiana di Malattie Infettive Massimo Andreoni - Ad oggi corriamo due rischi, il primo è quello di vanificare l’immunità dei già vaccinati e il secondo è dato dalla pericolosità delle varianti». Oltre agli anziani e alle categorie per cui il Lazio ha aperto le prenotazioni resta poi da capire il destino per chi ha tra i 66 e i 79 anni senza contare i giovani. Ben 806.818 persone che, visti i trend attuali, dovranno probabilmente aspettare l’autunno inoltrato.

«Se non acceleriamo sulle vaccinazioni - conclude Andreoni - ci troveremo a gennaio 2022 a dover ripartire da capo anche con chi ha ricevuto finora il vaccino, non arrivando dunque all’immunità di gregge». Intanto il Lazio, prima Regione in Italia, da metà marzo permetterà a chi ha concluso il ciclo vaccinale di poter ottenere il certificato che attesta l’immunità al Covid-19. Per il suo utilizzo dovrà però intervenire il governo e scegliere se attuare il modello israeliano che permette di frequentare e vivere con il certificato alla mano tanti posti ora “off-limits”.

 

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