Quindici i dipartimenti coinvolti. Il primo anno sarà dedicato allo studio di chimica, statistica ed epidemiologia, della produzione agroalimentare e delle scienze umanistiche (antropologia del cibo e del gusto, storia e geografia dell’alimentazione). Nel secondo si passerà alle tecnologie gastronomiche, alla chimica degli alimenti, all’economia e al marketing in ambito agroalimentare. Nell’ultimo anno saranno affrontati la comunicazione, la ristorazione collettiva e il diritto agroalimentare. Previsti anche stage in aziende, laboratori e industrie.
«Non formiamo cuochi - chiarisce il professor Donini - ma esperti che avranno a cuore la gastronomia dal punto di vista non solo tecnologico e alimentare ma anche culturale. Non prepariamo chi curerà le persone attraverso l’alimentazione, come i dietisti, ma chi si occuperà di Scienze gastronomiche per il benessere».
Il corso sarà presentato il 27 maggio, in Aula Magna alla Sapienza, con un evento dedicato al vino a cui saranno invitati i ragazzi degli ultimi anni. Cosa potranno fare questi laureati? Esperti in scienze enogastronomiche che potranno occuparsi dell’analisi delle scelte alimentari, realizzare preparazioni gastronomiche, pianificare strategie per i servizi di ristorazione, dal catering al turismo al turismo enogastronomico. E ancora: esperti e consulenti in acquisti e vendite del settore agroalimentare o nella comunicazione e pubblicità.
«La Sapienza - commenta il rettore Eugenio Gaudio - rinnova ogni anno il suo impegno nel progettare un’offerta formativa sostenibile, di alta qualità, attenta ai cambiamenti e alle nuove esigenze della società, anche avvalendosi di collaborazioni con altri atenei». Per il rettore dell’università della Tuscia, Alessandro Ruggieri, «questo nuovo corso di laurea dovrà saper cogliere una delle più importanti sfide della società attuale, quella di avere cibo di qualità, per tutti, con attenzione alla salute e al benessere».
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