Roma, ultrà ed estremisti, guerriglia al Circo Massimo: 2 arresti e 13 fermi

Roma, ultrà ed estremisti, guerriglia al Circo Massimo: 2 arresti e 13 fermi
di Camilla Mozzetti e Marco Pasqua
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Domenica 7 Giugno 2020, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 13:04

Tredici fermi, due arresti - un ultrà laziale oggi appartenente alla nuova Curva nord dopo lo scioglimento degli Irriducibili e un tifoso romanista - per violenza, lesioni a pubblico ufficiale e lancio di oggetti contundenti. Tre i momenti di forte tensione tra manifestanti e forze dell'ordine con lancio di bottiglie, fumogeni e aggressioni riservate anche ai giornalisti (un operatore resterà lievemente ferito alla testa così come un agente di polizia al gomito e alla mano, mentre altri tre poliziotti e un carabiniere saranno refertati in ospedale) fino al fuoco che divampa su un lembo di erba del Circo Massimo, dal lato del roseto comunale di Roma appiccato quando un gruppo di facinorosi prova di nuovo a sfondare il muro di polizia e carabinieri.

E poi ancora l'incubo dei contagi da coronavirus in questa manifestazione-flop (adesioni di gran lunga inferiori alle 5 mila persone annunciate) che ha piegato una parte del centro storico della Capitale.

Nessuna misura di sicurezza è stata rispettata, a partire dai distanziamenti sociali fino all'uso delle mascherine, indossate soltanto quando bisognava attaccare le forze dell'ordine e coprire i volti di fronte agli obiettivi della Scientifica.

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Finisce così, con due ore di anticipo, la manifestazione indetta da Forza Nuova e dal movimento neofascista I ragazzi d'Italia con base a Brescia che ha raccolto non più di 400 persone (un flop, come commentavano alcuni aderenti al sit-in) nell'antico circo romano dove un tempo correvano i cavalli. E non è stata soltanto la tensione degli scontri che pure erano stati ampiamente previsti a stravolgere una parte della Capitale: adesso bisogna spegnere un'altra miccia, quella della possibile ripresa dei contagi del Covid-19.

I DISORDINI
Alle 15 - l'ora di inizio della manifestazione autorizzata in forma statica dalla Questura - il Circo Massimo è ancora vuoto, intorno si radunano poche centinaia di persone provenienti per lo più dal Nord anche se non mancheranno i romani. Alcuni si coprono il volto, altri hanno caschi, altri ancora bandiere tricolori con bastoni in legno (che poi saranno usati contro forze dell'ordine e i giornalisti). Poi un blogger nero - Simone Carabella - si offre ai giornalisti (non graditi dalla piazza, tanto che sono stati costretti a stare ai margini) e inizia a farsi intervistare. La sua esuberanza viene notata da Giuliano Castellino, ultrà romanista ma soprattutto leader romano di Forza Nuova, arrestato più volte e con numerosi procedimenti penali ancora aperti, che lo prende a schiaffi: «Nessuno deve parlare con i giornalisti». Un episodio che fa uscire allo scoperto il vero deus ex machina di questo raduno-flop. Dal tafferuglio tra i due, che può essere letto come un pretesto, partono i primi fumogeni e petardi contro la polizia. Ma non bastano, alcuni di loro su via dei Cerchi svuotano i bidoncini del vetro da poco riempiti con numerose bottiglie di birra e iniziano a lanciarle contro le autorità. Dieci minuti di grida e tensione, che si smorzano quando alcuni organizzatori richiamano i gruppi dentro al Circo Massimo. Ma la calma non tiene, sempre da via dei Cerchi riparte la carica dello stesso gruppetto mentre si urlano cori fascisti inneggianti al Duce con tanto di saluti romani. Su Twitter gli ultrà rimaracano: «Giornalista terrorista». E benché quasi tutti abbiano indossato magliette bianche gli estremisti di destra si riconoscono dai tatuaggi - sugli avambracci con la scritta Sieg heil - dalle mascherine con impressa l'aquila vittoriana e la scritta boia chi molla. In piazza c'è anche Roberto Fiore e Luigi Aronica, meglio conosciuto come il pantera ex Nar molto vicino a Castellino.
 
 

LE CONDANNE
La guerriglia, pur cercata, non riesce, e sembra finita qui. Ma no. Resta il tempo per incendiare una parte del prato dell'arena e provare a sfondare un altro cordone di agenti e carabinieri. La Digos alla fine dovrà identificare 142 persone ed è pronta a inviare domani un'informativa in Procura mentre la politica si indigna: il deputato Pd Andrea De Maria parla di fatti «inaccettabili» e di «apologia del fascismo». Il capo politico del M5s Vito Crimi auspica «condanne» ponendo l'accento sulla «mancanza di qualunque forma di rispetto per la salute personale e collettiva». In serata arriva anche il tweet della sindaca di Roma Virginia Raggi: «Le violenze da parte di alcuni gruppi di neofascisti, sono vergognose. Roma condanna queste prepotenze inaccettabili. Solidarietà a forze dell'ordine e giornalisti», il Silp Cgil commenta: «Una brutta pagina per il Paese», mentre la città resta muta a guardare. Impietrita e sconvolta.

 

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