Ucraina, Sofia la 13enne ferita a Kiev è in salvo a Roma: uccisi genitori e fratelli (ma lei chiede di loro)

La ragazzina ferita da 4 proiettili si trova al San Raffaele e chiede della famiglia: "Cerchiamo psicologo ucraino"

Ucraina, Sofia la 13enne ferita a Kiev è in salvo a Roma: uccisi genitori e fratelli (ma lei chiede di loro)
di Raffaella Troili
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Domenica 6 Marzo 2022, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 16:42

Sofia è rimasta sola e non lo sa. Per ora è accudita, curata, coccolata, al sicuro. Non ricorda nulla, non sa che ha perso i genitori, Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya, il fratellino Semyon e la sorella Polina, entrambi più piccoli di lei. Chiede continuamente di loro. Piccola e semiparalizzata. Un dramma nel dramma: perché i russi hanno sparato a tutta la famiglia, «mentre erano in macchina, avevano lasciato la loro casa vicino Kiev per rifugiarsi in un posto più sicuro, da amici, in un'altra città », ha raccontato la nonna. Ora è al San Raffaele, grazie all'interessamento della Onlus Pro Sma Amici per la pelle, in particolare di Carla Iannucci, che conosce da vicino la struttura romana, ha richiesto un ricovero urgente, organizzato il trasporto. La 13 enne ferita gravemente da 4 proiettili e operata a Kiev è arrivata in ambulanza dopo tre giorni di viaggio, quasi in stato di incoscienza, al suo fianco la nonna paterna, due infermieri, una dottoressa. Era avvolta solo dalle lenzuola, i capelli tagliati alla bell'e meglio per l'operazione. Le avevano estratto i proiettili, ma era rimasta semiparalizzata e aveva bisogno di una adeguata riabilitazione.
«Soprattutto doveva fuggire da lì», rimarca Iannucci. «Abbiamo monitorato il viaggio h24, finché non sono riusciti a varcare il confine con la Polonia». Al San Raffaele ieri ha fatto un timido sorriso e mostrato piccoli, minimi segnali di miglioramento, sottolinea il direttore sanitario dell'Irccs San Raffaele, Amalia Allocca. Stanno aspettando dai medici di Kiev tutta la documentazione per capire dove e come intervenire. «La piccola Sofia è arrivata venerdì verso le 23, presenta una tetra paresi, prevalente a destra, esito di ferita da arma da fuoco, le principali in sede cervicale e cranica. Le condizioni sono stabili, la rete di solidarietà degli Ucraini presenti a Roma ma anche degli italiani si è stretta intorno a lei e ci aiuta costantemente nella traduzione dei messaggi rivolti a Sofia e alla nonna. In modo da effettuare le necessarie terapie e rispondere ai suoi bisogni materiali e psicologici». La ragazzina non sa nulla della tragedia, forse ha solo il ricordo del fratellino colpito davanti a lei, la nonna ha chiesto di aspettare a dirle tutto. Anche perché c'è un problema da risolvere. «Stiamo cercando, anzi facciamo un vero e proprio appello, uno psicologo che parli ucraino - ancora Amalia Allocca - abbiamo sensibilizzato anche l'ambasciata, una persona che possa prepararla al dolore che l'aspetta, la giovane cerca i suoi cari. Noi per quanto non capisca l'italiano stiamo attenti a tutto, tv, social... Quello sarà il momento più duro, vorremmo arrivarci preparati. Intanto stanno per arrivare le immagini dell'intervento dall'ospedale di Kiev, per poi cercare di capire cosa fare, non rioperare, ma facilitare la riabilitazione».

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UN FIORE PER IL FIGLIO
Sofia cognitivamente sta bene, ma non ha sensibilità nelle braccia e in una delle due gambe, ha subito un danno a una vertebra. «È spaesata, faremo di tutto per portare via altri bambini», riprende Carla Iannucci. La nonna non la lascia mai, ripete nella sua lingua «grazie, grazie, non riesce a credere che è arrivata a Roma, ha il terrore negli occhi ma anche la determinazione di stare accanto alla nipote». Ieri si è assentata pochi minuti per portare un fiore nella Basilica di Santa Sofia, la chiesa ortodossa di Boccea mentre a Kiev si svolgevano i funerali del figlio. «La onlus Pro Sma ha chiesto al San Raffaele il ricovero urgente di Sofia nel reparto di Neuro Riabilitazione pediatrica - spiega la presidente dell'onlus Liliya Palashchuk Sobrin - poiché al suo interno è presente una équipe multidisciplinare, altamente qualificata, che potrà esserle d'aiuto».
Sui social, restano le immagini di una famiglia che era come tante e che non esiste più, falcidiata dalla guerra.

Niente gite, niente giostre, niente tavolate con gli amici, selfie e abbracci di bimbi. Sì, ha ragione la nonna, sparano ai civili, sparano ai bambini.

 

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