Roma, uccisa dal compagno. I tre figli: «Ora lo Stato ci deve risarcire, vogliamo 180mila euro»

Roma, uccisa dal compagno. I tre figli: «Ora lo Stato ci deve risarcire, vogliamo 180mila euro»
di Valentina Errante
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Domenica 14 Febbraio 2021, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:22

Laura, Anna e Roberto non sono più dei ragazzi. E hanno deciso di rivolgersi allo Stato. Chiedono 180mila euro, soldi del fondo di rotazione destinati alle vittime di reati intenzionali violenti. Non hanno ottenuto il risarcimento da Angelo Stazzi, l'uomo che ha ucciso la loro mamma e spetta allo Stato pagare l'indennizzo. Per questo hanno presentato un'istanza al prefetto di Roma.
Maria Teresa Dell'Unto scompare nel 2001, il caso, insoluto per molti anni, si conclude con un'archiviazione. Soltanto nel 2009 l'Unità delitti insoluti della Squadra Mobile riesce a incastrare Stazzi, scoprendo, durante le indagini, anche gli omicidi di alcuni anziani in una casa di riposo di Tivoli. Stazzi è l'infermiere killer, condannato a 24 anni per la morte di Maria Teresa e all'ergastolo per avere provocato, tra il 2008 e il 2009, quando erano state riaperte le indagini, la morte di sette ospiti di una casa di riposo di Tivoli, iniettandogli dosi massicce di insulina.

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LA VICENDA
È a marzo del 2001 che Maria Teresa Dell'Unto, 58 anni, infermiera del Gemelli scompare.

La sua auto viene ritrovata davanti alla stazione ferroviaria di Anguillara Sabazia. Dall'analisi del tabulato telefonico della donna emergono diversi contatti con Stazzi, anche quella mattina, ma l'uomo sostiene di averla vista solo alcuni giorni prima. Non ci sono prove contro di lui, che intanto riesce a depistare le indagini: fa inviare da un'amica di Torino due telegrammi con la firma della donna: «Non vi preoccupate sto bene penso di tornare presto». Si pensa alla fuga volontaria, nonostante i figli la escludano. A giugno, in una lettera, arriva la fede nuziale della donna: «Teresa sta bene vi fa sapere che verrà quando le figlie avranno cambiato carattere, vi manda questo presente per farvi capire che sta bene».


Il caso viene riaperto e nel 2008 partono le intercettazioni che incastrano Stazzi. L'uomo regala a una donna l'orologio che la vittima aveva al polso al momento della scomparsa. Tra l'altro usa il bancomat di Marta Teresa e il suo cellulare. Viene arrestato ed e lui stesso a consentire il ritrovamento delle ossa di Anna Maria. Il corpo era stato seppellito nel giardino della sua casa a Montelibretti. Stazzi aveva avuto una relazione con la donna, ne approfittava economicamente, era arrivato anche a sequestrarle lo stipendio. Poi l'aveva convinta a garantire con una banca per ottenere un grosso prestito, assicurandole che le avrebbe dato una parte dei soldi. Ma quei soldi non erano arrivati e la Dell'Unto aveva smesso di aiutarlo economicamente. Per questo l'aveva uccisa.

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IL FONDO
Il fondo del ministero dell'Interno è stato istituito nel 2016, hanno diritto all'indennizzo le persone che siano state vittime di reati violenti, 60mila euro, nel caso per i figli di chi sia stato dal coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona affettivamente vicina. E così Laura, Anna e Roberto, sentenza definitiva alla mano e dopo avere tentato di esercitare un'azione esecutiva nei confronti di Stazzi, si sono rivolti all'associazione Giustitalia, che tutela le vittime di femminicidio, e hanno presentato un'istanza in prefettura firmata dall'avvocato Luigi De Rossi. In pochi mesi lo Stato dovrebbe risarcirli.

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