«Questa signora non si farà un solo giorno di carcere. Ho scolpito nella memoria quel 26 marzo di 3 anni fa. La donna aveva travolto mio padre e altri 3 ciclisti su un rettilineo e inizialmente era fuggita. Si tratta di uno dei primi casi in Italia di omicidio stradale», ricorda con dolore Leonardo Giacometti. La 55enne, al volante di una Dacia Duster, si era allontanata dal luogo dell’impatto per poi costituirsi subito dopo nella caserma dei carabinieri di Montespaccato. «Mi ero distratta, sono stata io a travolgere quelle persone e sono scappata perché ho avuto paura», questa la testimonianza della donna resa ai militari e poi confermata anche davanti ai giudici del tribunale di Roma. Ma il suo intervento social ha sconfortato ancora di più il figlio del ciclista morto che viveva a Corviale. «Sapeva che avrebbe rischiato una condanna di oltre 10 anni.
Non contenta né pentita dell’accaduto ha scritto quelle cose su Facebook. Insomma ha ucciso mio padre, una persona amata da tutti. Negli ultimi tempi andava spesso in bicicletta, prima era un infermiere del San Filippo Neri. La vita di un ciclista o di un pedone a quanto pare non vale nulla», parla ancora Leonardo Giacometti. Sulla vicenda interviene il suo legale. «È stata senz’altro una frase inopportuna che ha fatto ancora più male ai familiari della vittima. Ci sarebbe voluta magari una maggiore prudenza da parte della signora», sostiene Stefano Parretta, l’avvocato di Giacometti. «No comment», invece da parte del collega della difesa. Il tema della sicurezza sulla via Aurelia è sempre attuale. Tante le tragedie sulla statale. Solo due mesi fa, sempre a Castel di Guido, un’altra vittima sulla due ruote: il romano e carabiniere 52enne Giuseppe Carrara.
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