Tumori e inquinamento, l'effetto delle discariche: «La Capitale maglia nera»

Il dossier del Cnr sul peso degli impianti rispetto ai morti: Roma prima tra le metropoli. Gli esperti: «La svolta sarebbe chiudere il ciclo dei rifiuti con il termovalorizzatore»

Tumori e inquinamento, l'effetto delle discariche: «La Capitale maglia nera»
di Giampiero Valenza
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Domenica 2 Ottobre 2022, 07:39

L'inquinamento uccide. E pure le discariche. Roma ha una maglia nera: il mix di questi elementi la fa salire al top delle città metropolitane italiane che hanno una maggiore associazione con lo sviluppo e la mortalità dei tumori. Si tratta della seconda metropoli dopo Napoli in questa classifica e, per sola presenza delle discariche, ha un'associazione da maglia nera. A dirlo è un lavoro realizzato dagli studiosi del Cnr, delle Università di Bologna e di Bari che è stato pubblicato sulla rivista Science of the total environment.
Sotto i riflettori degli esperti c'è un collegamento tra il numero dei decessi e quello dei fattori più inquinanti. Per Roberto Cazzolla Gatti, professore del dipartimento di Scienze Biologiche dell'ateneo bolognese, primo ricercatore dello studio, «la mortalità per tumore supera la media nazionale soprattutto dove l'inquinamento ambientale è più elevato».
Gli accademici hanno preso in considerazione 35 fonti ambientali di inquinamento, rilevando che tra queste la qualità dell'aria è al primo posto per importanza sull'associazione con il tasso medio di mortalità per cancro.

I dati

Considerando tutte le Province italiane l'area con tasso di mortalità da tumore più alta nel decennio 2009-2018 è risultata quella di Lodi, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona.

La prima provincia del Centro Italia è Viterbo (è all'undicesimo posto), seguita da Roma (al 18esimo). La Capitale, tra le grandi metropoli, è dunque seconda. Viene prima di Milano (22esima), Venezia, Bologna e Torino. Tra le altre città del Lazio, Latina è 33esima, Frosinone 53esima, Rieti 96esima. Ciò che più colpisce per la Capitale è l'associazione che è stata individuata con la presenza di discariche. A farle compagnia, in fondo alla classifica, città come Taranto, Torino, Alessandria, Perugia, Brescia, Agrigento, Bolzano, Chieti, Cuneo, Cosenza, Belluno, Sassari, Pesaro-Urbino, Potenza e Fermo.

Secondo lo studio, le regioni italiane con un tasso di mortalità per cancro relativamente alto sono caratterizzate da un grado di inquinamento relativamente elevato, nonostante registrino una frequenza relativamente bassa di fattori di norma associati al rischio di cancro (come sovrappeso e fumo, basso reddito, alto consumo di carne e basso consumo di frutta e verdura). Inoltre, su scala provinciale, per i tumori maligni e benigni in generale, e per 16 su 23 specifiche tipologie di cancro, sono emerse associazioni spaziali significative con alcune fonti di inquinamento (che spiegano più della metà dell'associazione tra ambiente e tumore), confermando che, nella maggior parte dei casi, l'esposizione a un ambiente contaminato incide notevolmente sulla mortalità per cancro in Italia.

«In un'ottica di salute globale, secondo l'approccio noto come One Health, è ormai chiaro che la qualità della vita della nostra specie dipende strettamente da quella dell'ambiente in cui viviamo e dell'intero pianeta - spiega Cazzolla Gatti - È necessario, allora, dare priorità non solo alla ricerca di cure per il cancro, ma anche alla riduzione e prevenzione della contaminazione ambientale: si tratta di azioni imprescindibili da mettere in atto nella difficile lotta contro l'insorgenza dei tumori. Solo se sapremo curare il nostro pianeta, potremo evitare di ammalarci». «Una politica basata sull'uso dei mezzi pubblici, sulle rinnovabili, sulla riduzione della produzione dei rifiuti, può sicuramente incidere», sottolinea Cazzolla Gatti. «La ricerca suscita un grande interesse anche perché conferma come sia rilevante agire su diversi fattori - commenta Ercole Amato, presidente del Cesab, centro di ricerca in scienze ambientali - Ciò che colpisce per Roma, è vero, è il legame con le discariche. Torna alla ribalta il tema del ciclo dei rifiuti. Di sicuro oggi una sua chiusura con impianti moderni, anche di termovalorizzazione, può aiutare nel processo di transizione ecologica e agevolare la città nella riduzione di quei fattori che oggi causano inquinamento. Nella Capitale c'è la pessima abitudine di conferire rifiuti non sempre secondo la corretta destinazione. Questo genera un danno perché non porta ad alte percentuali di differenziato. La termovalorizzazione può essere una soluzione contro l'indifferenziato non più selezionabile. E poi c'è il tema delle discariche abusive che vanno a fuoco, le cui emissioni sono superiori a quelle di impianti controllati».
 

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