SI CERCANO I COMPLICI
Ma ci sono altri complici in giro, o semplicemente altri truffatore del genere. Le truffe sono studiate. Agli imbroglioni basta mettersi in coda negli uffici postali, nei panifici, persino in chiesa, per conoscere i nomi degli anziani più fragili e meglio raggirabili. Apprese le generalità il lavoro è già a buon punto. Basta seguire le prede sui marciapiedi, chiamarle per nome alle spalle, e poi raccontare loro frottole. Al pensionato raggirato martedì, in via Tuscolana, a un passo dalla metro Giulia Agricola, Vincenzo Picone si era presentato come un amico del figlio. «Suo figlio ha comprato un computer da seicento euro- ha esordito - Ma poi si è accorto che non aveva soldi. Ha mandato me da lei». L’anziano deve essersi un po’ sorpreso, allora, il truffatore gli ha passato il telefonino col messaggio vocale: «Papà, tranquillo. Dai pure a lui i soldi. Grazie». L’anziano allora senza più esitazioni si è recato in banca assieme allo sconosciuto ed ha prelevato al bancomat la somma richiesta: seicento euro.
Un paio di minuti dopo il quarantenne napoletano è stato fermato dagli agenti del commissariato Tuscolano mentre risaliva in macchina.
Un controllo di routine, almeno secondo quanto riferito dagli investigatori, avrebbe così portato a scoperchiare la truffa. Un fermo subito avallato dal pm Tiziana Cugini. In aula, davati al pm Mario Pesci che aveva chiesto la misura cautelare in carcere, l’arrestato ha provato a parlare di “fraintendimenti”. Con un’altra truffa lanciata si promettono, invece, funerali low cost, con bara e vestizione compresa. Ritirato l’acconto, o peggio il saldo, i finti cassamortari poi spariscono. Al lavoro (finti) becchini telefonici che con costanza e in maniera certosina, contattano ultraottagenuari, a cui promettono un servizio completo per funerale. In questo caso per sollevare i figli da spiacevoli incombenze.
© RIPRODUZIONE RISERVATA