Picasso, Van Gogh e Monet, ma i quadri sono falsi: truffa milionaria con i finti capolavori griffati in Vaticano

Picasso, Van Gogh e Monet, ma i quadri sono falsi: truffa milionaria con i finti capolavori griffati in Vaticano
di Giuseppe Scarpa
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Giovedì 15 Ottobre 2020, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:33

L’expertise dei quadri con carta intestata dei Musei Vaticani e firma del direttore è un assegno circolare a sei zeri. Soprattutto quando svela al mondo l’esistenza di inediti di Picasso, De Pisis, Kandinskij, Utrillo, Wharol, Fattori, Monet, Mirò e Van Gogh. La collezione Brocato farebbe invidia a quelle più prestigiose. Il fatto, però, è che per la procura si tratterebbe di volgari “patacche”. Ma con quei falsi, compresa la perizia, Paolo Brocato ex firma dell’Osservatore Romano, stava per incassare crediti milionari. Le opere sarebbero state depositate a garanzia del prestito. E invece i carabinieri tutela patrimonio hanno rotto il prezioso giocattolo e hanno sequestrato tutto. Non solo i 13 quadri destinati a finire nel caveau di un istituto di credito, ma anche altri quaranta pronti per essere venduti. In dieci, adesso, sono imputati per associazione a delinquere, ricettazione e falso dal sostituto procuratore Laura Condemi.

Truffa con finti capolavori


Il regista dell’operazione “carte false” sarebbe proprio Brocato. Mentre il profilo finanziario l’avrebbe curato Italo Mari. Il meccanismo è semplice quanto efficace. 
Il primo passaggio è stato quello di produrre la documentazione che attestasse l’autenticità delle opere.

In questo si sarebbe appunto adoperato Brocato. 


D’altro canto senza la perizia Vaticana le banche non avrebbero mai erogato il mega prestito. Ecco allora che la consulenza è a firma dell’allora direttore dei Musei Vaticani ed ex Ministro dei beni culturali, Antonio Paolucci. È una perizia curata nei dettagli. Un lavoro certosino e per disconoscerne la paternità sono state necessarie le stesse parole dell’ex direttore ed ex ministro: carta intestata ai Musei Vaticani vidimate più volte con diversi timbri della Santa Sede, del Protonotario Apostolico e l’autografo di Paolucci e di Bryan Chestle. 
Peccato però che Paolucci fosse all’oscuro di tutto e, come ha spiegato ai militari dell’Arma non ha «mai visto quelle opere né fatto le relative autenticazioni».


Ma la banda dei falsari, per gli inquirenti, avrebbe fatto anche dell’altro. È questo un giallo che vola lungo l’asse Stato Pontificio, Roma e Principato di Monaco. Per convincere eventuali compratori o banche a incassare i quadri la banda avrebbe spiegato che le opere, dato il valore, non erano custodite in Italia bensì a Monte Carlo. Nel caveau di un istituto di credito. Ma qualcuno ha capito il gioco e denunciato Brocato e soci alle forze dell’ordine. Le opere sequestrate dai carabinieri sono state più di 50. Una stima dei quadri, qualora fossero stati venduti, sfiora il miliardo di euro. 


I RAGGIRI
È questa una nuova forma di truffa, perché di solito più che le banche si cerca di raggirare il ricco appassionato. Il colpo classico è quello in cui si cerca un estimatore milionario a cui rifilare l’ultimo dipinto, da poco scoperto, con un curriculum che ne certifica l’assoluta originalità, di qualche grande artista contemporaneo. 
In questo modo un gruppo di truffatori, sempre nella Capitale, aveva agganciato un appassionato americano disposto a sborsare, nel 2015, quasi nove milioni di euro per un quadro di Amedeo Modigliani, la “ Jeune femme à la guimpe blanche”. 
Il facoltoso appassionato dovrà per sempre essere grato ai carabinieri tutela patrimonio culturale che gli evitarono di appendere al muro una patacca così costosa.
 

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