Tribunale civile di Roma: rifiuta l’atto dell’avvocato, condannato un cancelliere

Uno degli edifici della Prcura di Roma
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 12:43

Pignolo e, forse, anche un po’ maldestro. Tanto da finire nei guai. Forse proprio per la sua ostinata ricerca di perfezione un cancelliere del tribunale civile di Roma si trova con una condanna a un anno di carcere per omissione in atti d’ufficio. Aveva rifiutato di protocollare un atto che invece un’avvocatessa voleva a tutti i costi depositare. L’impiegato, invece, è stato assolto dall’accusa di aver anche spintonato e schiaffeggiato la professionista, una quarantenne del foro capitolino, che aveva provato a insistere per il deposito. Un atto urgente, quello al centro della “contesa“, che doveva essere ricevuto proprio quel giorno, l’ultimo, per non incorrere nella scadenza dei termini. 
Il caso kafkiano si è chiuso con una doppia vittoria per la donna: l’atto urgente è stato comunque depositato nella stessa giornata (le è bastato rivolgersi alla dirigente del settore) e ieri il cancelliereè stato condannato. 
La polemica era nata dall’impuntatura del cancelliere particolarmente cavilloso: avrebbe voluto che la civilista modificasse l’atto, riguardante una costituzione per un risarcimento danni relativo a una lite condominiale, perché, a suo dire, non sarebbe ricevibile dal sistema in quanto carente della specificazione del titolo.

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I fatti risalgono al novembre del 2015. Il caos negli uffici del Tribunale di via Lepanto scoppia all’improvviso. Il cancelliere, Raniero G., non vuole sentire ragioni: «Non acquisisco l’atto così come formulato. Non è ricevibile dal sistema informatico». L’avvocatessa insiste: «La formulazione è esatta, e a meno che non ci siano state variazioni dell’ultima ora, lei non può rifiutarsi di svolgere il suo lavoro, è suo dovere protocollare questo atto». Il primo match si interrompe quando il legale decide di rivolgersi alla responsabile dell’ufficio, qualche porte più in là. La direttrice accerta che non ci sono motivi di irricevibilità e rassicura l’interessata: «Torni dal cancelliere che procederà». Ed è a questo punto che invece scoppia la lite. Il funzionario infatti resta fermo sulla sua posizione: «Non sono d’accordo con la decisione della dirigente». I toni diventano accesi e volano schiaffi e spintoni. Un avvocato presente testimonierà al processo a carico del cancelliere. «È uscito dalla stanza dicendo: “E però sono stato colpito anche io!». L’avvocatessa, che avrebbe reagito con uno schiaffo nel tentativo di parare i colpi, un mese dopo verrà a sua volta denunciata per lesioni, un procedimento subito archiviato. 
L’atto, contestato dal cancelliere, comunque doveva essere depositato, così, su ordine della direttrice, alla fine, l’adempimento è stato eseguito da un altro cancelliere. La questione, alla fine, è sbarcata alla procura della Repubblica. 
L’imputato, sentito in aula, si è difeso sostenendo di non avere né prima né dopo condiviso la disposizione della dirigente: «Per me era errato». A smentirlo però ci sono due testimoni. Il tecnico informatico del tribunale civile, che ha escluso incompatibilità con l’acquisizione, e il giudice destinatario dell’atto giudiziario, che ha riconosciuto la conformità. 
Ieri, rappresentata dall’avvocato Francesco Cilenti, l’avvocatessa ha assistito alla lettura della sentenza. «Denunciare è stato un atto dovuto - ha commentato Cilenti - La fermezza dell’avvocato è una garanzia per tutti e per lo stesso sistema giudiziario». A emettere la sentenza di condanna del cancelliere è stata la seconda sezione del tribunale penale di Roma presieduta dal giudice Anna Maria Pazienza. La Corte ha accolto in pieno le richieste del pm Giuseppe Deodato. Ossia un anno di carcere per il rifiuto di accogliere l’atto giudiziario e l’assoluzione per i presunti schiaffi, certificati in ospedale con cinque giorni di prognosi. L’imputazione recitava: «L’imputato nella sua qualità di assistente giudiziario rifiutava indebitamente un atto del suo ufficio ovvero di riceverlo in deposito». Ora il cancelliere dovrà anche versare duemila euro per il danno, rimborsare le spese legali alla parte civile e pagare quelle processuali. 
«Sono soddisfatto del risultato del processo - ha dichiarato l’avvocato Cilenti - perché ho tutelato anche gli interessi della categoria». 

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