Roma, il potere dei Tredicine: «Ho cacciato l'assessore al Commercio», le intercettazioni choc

Roma, il potere dei Tredicine: «Ho cacciato l'assessore al Commercio», le intercettazioni choc
di Michela Allegri
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Mercoledì 1 Maggio 2019, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:00

Si presentavano negli uffici del Campidoglio e spadroneggiavano. Tangenti e intimidazioni erano servite per arrivare ai piani alti della pubblica amministrazione, tanto da pilotare le assegnazioni dei posteggi e da creare un mercato parallelo delle autorizzazioni. Ma il potere della famiglia Tredicine, la lobby del commercio ambulante romano, andava oltre. Addirittura, Alfiero Tredicine si vantava con il direttore dell'Ufficio Rotazioni dell'VIII dipartimento, Alberto Bellucci, di avere fatto cacciare l'ex assessore al Commercio, Adriano Meloni, colpevole di non avere obbedito alle sue direttive. «Meloni l'ho fatto caccià l'altro anno», dice, minacciando il funzionario di fargli fare la stessa fine. Emerge dall'informativa della Finanza e del X gruppo della Municipale, agli atti dell'inchiesta sul racket delle licenze. Quaranta indagati in tutto, compresi Dino e Mario Tredicine, sindacalisti, e due pubblici ufficiali: Bellucci, appunto, e il suo braccio destro, Fabio Magozzi. Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata all'induzione illecita a dare o promettere utilità e al falso, per avere pilotato le assegnazioni dei posteggi in cambio di mazzette. Per gli inquirenti, il direttore dell'VIII dipartimento era il «trait d'union delle associazioni di categoria con il Comune di Roma».

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LE INTERCETTAZIONI
È il 28 novembre 2018. Alfiero Tredicine si presenta nell'ufficio di Bellucci «al di fuori degli orari consentiti», sottolineano gli investigatori. Intercettati in ambientale, i due parlano della possibile approvazione di un «master plan» per la regolazione del commercio ambulante all'interno del Centro storico. Tredicine è furibondo, ha redatto in passato un progetto alternativo e pretende che venga considerato. «Ma se questi poi decidono diventa un casino - dice - poi se questi decidono una cosa sbagliata che facciamo?». Non vuole sentire ragioni: «Io la pregherei domattina, gli porto sto progetto ci rifletta un attimo prima de fa conferenze su sta roba». Tredicine perde la pazienza e arrivano le minacce: «Guarda che a me non me serve la sostarella pe' fà contento qualcuno. Io mo st'altra settimana vengo co tutti i camion bar de Confcommercio e Confesercenti, ho già chiesto la piazza qua sotto, faccio come ho fatto a Marino, je rimetto n'altra volta le bandiere e le trombe non faccio lavorare nessuno». Bellucci replica calmo: «Puoi fa come te pare mica so' io che decido». Ma l'ambulante è inarrestabile: «Non ho chiesto il Colosseo, ho chiesto qualcosa che sta fuori della zona rossa, ce vole er piano Albè, ma che stai a dì, mo la prossima volta che vengo co tutti i camion bar qua sotto, spacco tutte le sedie». Pretende che i suoi mezzi vengano autorizzati. «Ne vojo 6, deve esse un posto commerciale, non vi azzardate a mettere una sosta per prendere per il c... perché io te lo dico subito». Poi, si vanta di avere già fatto licenziare l'ex assessore al Commercio: «Ve faccio neri, Meloni l'ho fatto caccià l'altro anno, st'anno ve faccio caccià, compresi gli amministrativi».

VII MUNICIPIO
Ma le intercettazioni raccontano anche altro: di mazzette pagate in tutta Roma per ottenere le postazioni migliori e di funzionari disposti ad accettare soldi e a chiudere un occhio sulle anomalie. Come sarebbe successo nel VII Municipio, dove dal piano di delocalizzazione dei banchi dalle strade centrali a quelle periferiche sarebbe stato miracolosamente escluso un ambulante e sindacalista, Osvaldo Sambucini. I colleghi, e pure il funzionario Bellucci, sembrano non avere dubbi: «Ha fatto una marchetta», dicono intercettati. «Quando ho visto sta cosa non ce volevo crede - sostiene Bellucci il 4 dicembre - mai pensavo che glie la faceva... ha detto ho pigliato, ho pagato la marchetta». L'interlocutore è Dino Tredicine, che replica: «La marchetta se l'è fatta». Emblematica è la conversazione tra altri due ambulanti. «Lì stamo a rischià che ce mannano via da tutta via Appia e a lui ne mettono due! Bacchetta magica?», dice il primo. E il secondo risponde: «Qui è ritornata la vecchia politica». E aggiunge: «Stiamo ritornando a Tangentopoli».
 

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