Tredicine, l'ex assessore Meloni: «Denunciai il racket in Procura ma Raggi diede retta ai consiglieri»

Tredicine, l'ex assessore Meloni: «Denunciai il racket in Procura ma Raggi diede retta ai consiglieri»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 1 Maggio 2019, 09:36

Dalla sua Milano, dov'è tornato per occuparsi di Turismo, l'ex assessore al Commercio, Adriano Meloni, non nutre grandi rimpianti sui tempi andati, anche se è convinto che avrebbe «potuto fare molto per Roma». A partire «dalla rimozione totale delle bancarelle dal Centro». Ora, con le intercettazioni e un'inchiesta per induzione illecita a dare o promettere utilità sulla gestione dei posteggi, che tira in ballo funzionari capitolini e ambulanti, spera «che vengano fuori le porcate, che si faccia un po' di pulizia». Che qualcosa non andasse, l'aveva intuito a tal punto da bussare alle porte della Procura sbarrando, invece, quelle dell'assessorato alla famiglia Tredicine.

Meloni, Alfiero Tredicine è mai venuto a trovarla in assessorato?
«Con me non aveva presa. Non ci ha nemmeno provato. Gli altri componenti erano presenti in commissione Commercio. Da me avevo esplicitamente vietato che entrassero perché non erano i benvenuti. Chi ha degli interessi economici perché dovrebbe essere accolto in assessorato?

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Che ricordo ha di questa famiglia?
«Sono bravi a manipolare, non dico a corrompere, anche se c'è un'inchiesta...»

Chi? I funzionari?
«Sì quelli lì, almeno da quello che è emerso fino ad ora».

Ricorda il responsabile dell'ufficio rotazioni Alberto Bellucci? Alfiero Tredicine si è vantato con lui di averla fatta cacciare...
«(Ride) Avrà voluto fare il gradasso».

Si era mai accorto che qualcosa nel sistema non andava?
«Con l'assessora Flavia Marzano volevano creare un open data per avere il quadro chiaro: quali ambulanti erano in quali posti e in quali giorni perché spesso, durante i controlli, venivano fuori tante anomalie».

Di che tipo?
«Quelle che sono emerse nel corso dell'ultima inchiesta: gente che stava dove non doveva».

Si recò per caso in Procura?
«Parlai con il pubblico ministero Paolo Ielo sul fatto che c'erano cose strane che giravano nell'ambulantato. Non si capiva per quale motivo c'erano delle bancarelle nei posti in cui non dovevano esserci».

E di queste stranezze ne hai mai parlato con la sindaca Raggi?
«La sindaca, almeno quando ci parlavo io, era allineata con me; diceva che i marciapiedi erano spazi dove marciare con i piedi poi c'è stato il Regolamento del commercio su area pubblica di Andrea Coia».

Il famoso provvedimento che, ad esempio, lasciando inalterata la natura giuridica di fiera per la festa della Befana ha permesso ai Tredicine, con il criterio di anzianità, di prendere molti posteggi nella rassegna.
«Sì, lei era contraria poi alla fine è andata avanti lo stesso».

E come è stato possibile?
«Chiesi una riunione di maggioranza per discutere il Regolamento, la sindaca era contraria ma poi il testo è stato votato. Lei ha creduto ad Andrea (Coia ndr) che non sarebbe successo niente di grave, poi è successo quello che è successo, ora immagino si sarà pentita».

Mi scusi: un assessore avrà più peso di un consigliere, soprattutto se può contare sull'appoggio della sindaca o no?
«Sicuramente un consigliere pesa meno di un assessore. Se però tutti i consiglieri si uniscono contro l'assessore e quello che dice...»

I rapporti tra lei e il consigliere Coia sono noti. Ha mai percepito da parte sua un'ostilità rispetto a un atteggiamento più accomodante verso gli ambulanti?
«Partiamo dal fatto che il M5s era contrario alla Bolkestein, non lo voglio accusare di essere in combriccola con gli ambulanti perché non ho prove di questo, però l'esito delle sue azioni ha favorito tantissimo questi personaggi che io reputo dannosi per Roma. Se fossi stato il sindaco l'avrei rimosso dal suo incarico di presidente alla commissione Commercio soprattutto per la presenza delle bancarelle in Centro».

Il Comune ha iniziato a delocalizzare e proseguirà con l'allontanamento dei camion bar...
«Speriamo che ci riesca, io sarei contento. Se poi dovesse intervenire la giustizia sarebbe triste ma l'importante è che qualcuno ci metta mano nell'interesse di Roma».
 

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